Impianto embrioni: Comunità Papa Giovanni XXIII, adottiamo quelli in eccedenza
La Comunità Papa Giovanni XXIII propone "l'adozione degli embrioni concepiti in eccedenza", dopo la decisione del tribunale di Bologna di permettere a una donna di 50 anni l'impianto di alcuni embrioni, dopo la morte del padre. Ora, "dopo 19 anni di abbandono i nascituri potranno finalmente assaporare il calore della mamma", sottolinea Giovanni Ramonda, responsabile della Comunità, esprimendo la propria "vicinanza alla madre". "Era ora - sottolinea Remonda - per questi embrioni si apre finalmente una speranza di vita. Il giudice ha riconosciuto il diritto di avere una possibilità di nascere, e ancora prima di essere amati. Ci dispiace che dopo tanti anni di congelamento siano poche le probabilità di arrivare a nascere, ma soprattutto ci dispiace che nel frattempo sia morto il padre. Anche la madre non è più così giovane". Anche per Enrico Masini, animatore del Servizio della Comunità per la Maternità difficile e la Vita, "finalmente il destino di questi bimbi è cambiato; auspichiamo possa cambiare anche per i circa 1.000 embrioni umani che sono abbandonati e conservati negli scantinati dell'ospedale S.Orsola di Bologna. Sono stati stoccati perché in soprannumero, come si fa con i prodotti invenduti. Riteniamo che sia una profonda ingiustizia quella di produrre in provetta degli embrioni umani, e peggio ancora quella di congelarli, come fossero oggetti da produrre in serie". Fin dal 1996 don Oreste Benzi, fondatore della Comunità, "si batteva per il diritto alla vita dei feti. Ancora oggi la Comunità promuove l'adozione degli embrioni umani. Si allunga così la storia dell'accoglienza: recentemente sono nati due bimbi e un altro è ormai a gravidanza avanzata".
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