Inchiesta "Why Not": la Carisp annuncia azioni legali
Il massimo responsabile dello storico istituto di credito sammarinese è infuriato e per la prima volta rompe la proverbiale riservatezza. Non gli vanno giù le illazioni che riguardano la banca e neppure quelle personali, sul dirigente più in vista, Mario Fantini e su sé stesso. “Basta – protesta – tutte fandonie. Il gruppo delta – spiega Ghiotti – lo abbiamo fondato noi e deteniamo una quota di partecipazione. La Delta a cui si fa riferimento è nata nel 1993 e noi in quel periodo non esistevamo ancora. Se di una Delta si tratta – afferma – non è certo quella nostra, di via Cairoli 9, a Bologna. Non esiste alcun collegamento e di questo ne ho assoluta certezza. Da gennaio siamo gruppo bancario a tutti gli effetti e tra i soci è presente anche il Banco Popolare di Verona e Novara, una delle primarie banche italiane. Perché – continua – si fanno illazioni infondate? Siamo orgogliosi. Questo gruppo da lavoro ha quasi mille persone e figura tra i maggiori contribuenti di Bologna. Non solo, insieme a tutti gli investimenti esterni contribuisce a formare l’utile della nostra banca che quest’anno ha pagato ben 18 milioni di euro di imposte dirette a San Marino. Facciamo impresa e questo non può che essere positivo. Altro che scatole bancarie di cui favoleggia l’articolo del Riformista”.
E’ questo,infatti, il servizio giornalistico che più di altri gli ha fatto saltare la mosca al naso. Non digerisce, ad esempio, la definizione di feudo DC usata dall’articolista: “La Cassa di Risparmio è un gruppo assolutamente indipendente ed autonomo”. Poi la contestazione dell’acquisizione del 25 per cento della Banca Sammarinese di Investimento, definita frutto di un accordo sottoscritto fra imprenditori e influenti politici con quote privilegiate. “Ma quale accodo politico – tuona Ghiotti –. E’ una comune operazione di mercato, controllata ed autorizzata dalla banca centrale e condotta in piena autonomia e legittimità. Sulla base di cosa ci si permette di adombrare dubbi sulla congruità e sulle liceità?”.
Il presidente della Cassa di Risparmio risponde anche alle deduzioni sui collegamenti con la prodiana Nomisma: “Abbiamo una quota minimale inferiore allo 0,1 per cento. Da quando sono presidente non si è mai discusso di Nomisma in Consiglio di Amministrazione, mentre più volte si è pensato di rinunciare alla compartecipazione. Non abbiamo alcuna influenza e la quota lo dice chiaramente, e non partecipiamo ad alcun atto gestionale”.
C’è un passaggio dell’articolo del Riformista che parla di una cartolarizzazione, la cessione cioè di attività di una società attraverso l'emissione ed il collocamento di titoli obbligazionari. L’operazione sarebbe piuttosto consistente, circa 500 milioni di euro, e sarebbe collegata ad un finanziamento della Barclays Bank di Londra. Secondo l’estensore la Cassa avrebbe aumentato la propria esposizione senza fare riferimento esaustivo in bilancio. “Non è proprio tecnicamente possibile – risponde Gilberto Ghiotti –. La pratica è stata condotta con tutti i crismi. Sono operazioni che vengono rigorosamente valutate e autorizzate. Come fanno ad essere poco chiare?”.
Per il presidente della Cassa di Risparmio tutto muove da attacchi e manovre politiche che esulano dalla gestione della banca e dal corretto operare del Consiglio di Amministrazione. “Si vuole rimestare nel torbido e noi non intendiamo sottostare a questi giochi. Siamo certi – conclude – che tutto il castello artatamente costruito verrà presto smontato”.