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Infarto silenzioso, l'esperto: come riconoscerlo e prevenirlo

Infarto silenzioso, l'esperto: come riconoscerlo e prevenirlo.

Le malattie cardiovascolari continuano ad essere la prima causa di morte nel nostro Paese essendo responsabili del 44% dei decessi in Italia, e tra queste la più diffusa è l’infarto miocardico che si verifica quando al cuore arriva un apporto insufficiente di sangue e ossigeno. Circa il 20% degli infarti sono però asintomatici e non sempre i pazienti sono in grado di riconoscere un attacco di cuore. Benedetta de Mattei ha intervistato il prof. Michele Gulizia – Direttore Cardiologia Ospedale Garibaldi-Nesima di Catania – per capire quali sono i campanelli d’allarme di un infarto silente e come prevenirlo.

Che cos’è un infarto silente?
Un infarto cardiaco silenzioso si verifica quando il flusso nelle arterie coronarie viene rallentato o bloccato da un accumulo di colesterolo o da un trombo. L’infarto cardiaco silente colpisce il muscolo cardiaco esattamente come per l’infarto cardiaco ormai ben noto, ma con la sostanziale differenza che il soggetto colpito dalla patologia acuta non accusa sintomi importanti, né dolore tipico. Un individuo può scambiare i sintomi che si verificano come semplice affaticamento, stiramento muscolare o indigestione, e apprendere di aver avuto un infarto solo dopo essersi sottoposto a test per altri sintomi.
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Perché alcuni infarti avvengono senza sintomi?
Alcuni soggetti hanno una sensibilità al dolore molto elevata e minimizzano la sintomatologia infartuale., Altri soggetti, come i diabetici, hanno una ridotta sensibilità dei nervi che circondano e innervano il cuore e per tale motivo sono più esposti all’infarto silente. Ma anche i soggetti che conducono una vita ad alta intensità di impegni e di preoccupazioni. Un recente studio pubblicato sul JAMA Cardiology ha dimostrato, su un campione di oltre 5800 persone decedute per morte cardiaca improvvisa, che il 78,8% era rappresentato da uomini, ma anche che oltre il 40% dei deceduti aveva vecchie cicatrici miocardiche, segno di un infarto silente passato misconosciuto.
Altri fattori di rischio per un infarto silenzioso sono poi gli stessi di un infarto con sintomi e includono:

-Storia familiare di malattie cardiache
-Alta pressione sanguigna
-Colesterolo alto
-Sedentarietà
-Precedente infarto
-Fumo
-Sovrappeso

Quali sono i rischi?
Si tratta di una delle forme più pericolose di infarto cardiaco in quanto il soggetto, non accusando sintomi o avvertendo sintomi lievi ed aspecifici, continua nelle sue attività rischiando una maggiore estensione infartuale con una aritmia ventricolare maligna o addirittura la rottura del cuore. Inoltre, avere un attacco di cuore silenzioso espone a un rischio maggiore di avere un altro infarto, che potrebbe essere mortale.

Come diagnosticare un infarto silenzioso?
L’autodiagnosi non è sempre facile. Un dolore al petto continuo e in crescendo, anche se non eccessivo, oppure esteso alle braccia o al giugulo, soprattutto in un soggetto con fattori di rischio cardiovascolare va preso subito in seria considerazione, recandosi al più vicino pronto soccorso o chiamando il 112.
Ma anche un dolore gastrico improvviso e ingravescente, magari associato a sudorazione fredda, a brividi, o a un'improvvisa difficoltà nella respirazione, o ancor di più l'aumento delle pulsazioni o l’irregolarità delle stesse, soprattutto se associato a grave e improvvisa stanchezza, deve condurci a un immediato consulto medico.
Diversamente, la diagnosi medica è rapida e attendibile, grazie alle moderne tecniche strumentali (elettrocardiogramma, ecocardiogramma) e laboratoristiche (dosaggio degli enzimi cardiaci con sistemi ad alta sensibilità)

Come prevenirlo?
La prevenzione dell’infarto silente si attua riducendo, sin da giovani, i fattori di rischio per prevenire il più classico attacco di cuore. Età, genere, familiarità, obesità, inattività fisica e stili di vita rappresentano i più tipici fattori di rischio.
L’ipercolesterolemia rappresenta invece il più importante fattore causale per lo sviluppo delle malattie ischemiche del cuore.
Infatti, il colesterolo in eccesso, particolarmente quello LDL, crea degli accumuli all’interno dei vasi coronarici (che irrorano di sangue il cuore) ma anche in quelli cerebrali, renali e nelle grandi arterie delle gambe. Le placche che formano sulle pareti arteriose, nel tempo, possono rompersi e generare una emorragia con conseguente ostruzione per trombosi dell’arteria e quindi riduzione dell’afflusso di ossigeno al cuore, le cui pareti muscolari inizieranno a soffrire di ischemia e dopo pochi minuti andranno in necrosi, ovvero subiranno un processo irreversibile di morte cellulare.

Benedetta de Mattei

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