Influenza A: l'Oms nel mirino
Qualcuno l’ha definita “una bufala globale”. A Strasburgo si vuole far chiarezza per spegnere il fuoco delle polemiche divampato con la denuncia del presidente tedesco della commissione Sanità del Consiglio d'Europa. Wolfang Wodarg ha accusato l’Oms di aver sovrastimato la minaccia dell'influenza A e di averla classificata come "pandemia" su pressione delle case farmaceutiche. Secondo Wodarg le multinazionali hanno accumulato enormi guadagni mentre i governi di tutto il mondo prosciugavano i loro bilanci sanitari per l'acquisto di vaccini contro un'infezione che era poco aggressiva. Niente di nuovo, in realtà. Era da mesi che gli stessi medici, non solo a San Marino, avanzavano dubbi sulla pandemia del secolo. L’influenza A vanta precedenti illustri in quanto ad allarmismi su pericoli legati a pandemie o supposte tali cadute nel dimenticatoio. Si parte dalla famigerata sindrome della mucca pazza, per poi passare dall’Aviaria alla Sars. Risultato: crollo dei consumi, danni alle produzioni avicole e bovine, gravi ripercussioni sull’economia, perdita di posti di lavoro. Si annunciavano milioni di morti, ma il bilancio definitivo ridimensionava tutto. Per l’influenza dei polli: 421 contagi e 257 decessi. Per la sindrome respiratoria acuta: 8.100 casi e 774 morti. Numeri ridicoli se confrontati alla comune influenza annuale che, sempre in base ai dati Oms, colpisce ogni anno da 3 a 5 milioni di persone nel mondo e ne uccide circa mezzo milione.
Monica Fabbri