Raoul Chiaruzzi, direttore dell'Azienda Autonoma di Stato per i Servizi pubblici, risponde alle nostre domande dopo i diversi appelli ai cittadini sammarinesi per limitare il consumo d'acqua durante questo periodo senza piogge.
- Nel corso delle ultime settimane ci sono stati vari appelli di AASS per un uso consapevole e responsabile della risorsa idrica. Qual è la situazione?
La Repubblica di San Marino soddisfa il proprio fabbisogno idrico mediante l'approvvigionamento principalmente dall'estero. Quindi la consapevolezza dei nostri cittadini deve essere massima, perché comunque le fonti all'interno della Repubblica, soprattutto nel periodo estivo, garantiscono solamente una minima parte dei consumi. Ci approvvigioniamo quasi esclusivamente da fonti superficiali, quindi da corsi d'acqua. Di questa acqua la maggior parte, circa il 55-60%, viene prelevata tramite le opere di captazione che abbiamo al fiume Marecchia, in località Torello. Una buona parte viene fornita da Romagna Acque attraverso una linea che da Santo Marino alimenta sia noi, sia il Comune di Verucchio; però questa linea ha una portata limitata e comunque il contratto vigente con Romagna Acque non consente di arrivare a volumi che possono garantire interamente il fabbisogno idrico della Repubblica. Nella parte bassa del territorio, quindi zona Galazzano e zona Falciano, abbiamo un collegamento con Hera. Poi abbiamo un approvvigionamento che poi viene potabilizzato, come anche l'acqua che arriva da Torello, da fonti interne, che sono però poca cosa rispetto ai consumi nazionali.
- In diversi pensano che San Marino prenda l'acqua solo da Ridracoli. Quindi vedono che la diga è ancora piena al 66%, come lo è oggi, e non capiscono perché si faccia appello al buon senso nell'utilizzo dell'acqua. Rispetto al nostro fabbisogno, qual è la percentuale che soddisfa Ridracoli?
In base ai periodi, tra il 30 e il 40%. Il resto viene soprattutto da Torello e, in parte, da Hera. Il tema dell'impossibilità di utilizzare più acqua di Romagna Acque è sia di tipo contrattuale, sia infrastrutturale: cioè le tubazioni che portano acqua dagli impianti di Romagna Acque verso San Marino hanno dimensioni limitate, quindi oltre a un certo livello non possono sopperire. Poi, come detto, c'è un contratto che limita la disponibilità idrica di Romagna Acque nei confronti della Repubblica.
- Quando si parla di acqua a San Marino non si può non citare il progetto, di cui si parla da decenni, del bacino imbrifero. Secondo lei, a livello squisitamente tecnico, è una cosa fattibile? E, nel caso, potrebbe il Titano potrebbe diventare autonomo da un punto di vista di approvvigionamento idrico?
L'AASS negli ultimi due anni ha fatto degli approfondimenti in collaborazione con l'Università di San Marino. È stato ripreso l'ultimo progetto, fatto negli anni 2007-2008, ed è stato riaffrontato questo tema anche in considerazione delle mutate condizioni climatiche. Da un punto di vista di volume, se integrato anche con l'acqua proveniente dalle fonti estere, c'è possibilità che un bacino possa dare autonomia a San Marino. Ma l'area di Gorgascura ha dei problemi molto significativi dal punto di vista geologico, per cui le opere di messa in sicurezza dei versanti e le opere accessorie potrebbero superare gli stessi costi per la realizzazione dell'invaso. E dall'altra parte anche l'idrogeologia pone problemi d'interramento: i nostri terreni non sono di tipo roccioso, bensì di tipo argilloso, per cui, a causa del trascinamento dei solidi, dopo pochi anni si rischierebbe di avere un invaso completamente interrato. Penso che si debba fare tutta una serie di interventi ed è qui che l'AASS principalmente sta spingendo: da una parte la riduzione per quanto possibile delle perdite idriche, quindi dell'efficienza nell'uso delle risorse che ci sono; dall'altra nel puntare su una serie di investimenti, magari non così grandi, per recuperare tutte le risorse idriche del territorio. C'è un altro tema: nel momento in cui si va a captare acqua, sia in territorio che fuori, non possiamo poi pensare di lasciare il fiume completamente secco. È una questione di responsabilità ambientale.
- In questi giorni, avete già scritto come Azienda, che a San Marino si consumano circa 10 milioni di litri d'acqua al giorno. Gli appelli a un uso responsabile della risorsa hanno avuto effetto? Avete inoltre notato un consumo superiore del 10-15% rispetto a quanto atteso. Dove viene usato questo surplus?
Dopo l'appello qualche effetto c'è stato. Probabilmente anche per il fatto che alcune attività industriali hanno cominciato a chiudere per il periodo estivo. In ogni caso negli ultimi giorni è stato registrato un migliaio di metri cubi in meno di consumo. Nel periodo estivo l'utilizzo di acqua potabile per innaffiare orti e giardini è abbastanza consueto. Ma utilizzare un'acqua potabile, magari di elevata qualità, disinfettata e con certe caratteristiche, per innaffiare delle colture o un giardino, non è proprio la cosa ideale, anche da un punto di vista ambientale. E soprattutto nei periodi in cui si registra una scarsità delle risorse. Sarebbe infatti molto meglio non utilizzare un'acqua che ha subito dei processi di filtrazione, di depurazione e di disinfezione. Consideriamo anche che l'acqua viene portata dall'esterno, poi deve essere sollevata e pompata; ed anche i costi di sollevamento hanno un peso nella compatibilità complessiva delle attività che svolgiamo.
- Dove si spreca soprattutto l'acqua?
Il nostro livello di perdite è molto buono se confrontato a quello che è il territorio circostante, considerando anche l'esigenza di pompare l'acqua e quindi di usare elevate pressioni per il suo trasferimento. Invece, banalmente, in un territorio come Rimini che è tutto in pianura, una volta che l'acqua è stata pompata nella torre piezometrica, poi è tutto abbastanza semplice. In ogni caso c'è sicuramente l'esigenza, soprattutto nel periodo estivo, di razionalizzare quello che è l'uso non domestico. Nel periodo invernale abbiamo consumi che oscillano tra gli 8 e i 9 mila metri cubi al giorno, quindi tra gli 8 e i 9 milioni di litri al giorno; mentre quest'estate abbiamo visto anche 11 milioni di litri. Si usano piscine, si lava l'auto. Stare attenti all'uso della doccia o al lavaggio di frutta e verdura, così come di chiudere il rubinetto, sono piccole accortezze che possono fare la differenza.
- Quanto incide invece il consumo non domestico, quindi quello di aziende e servizi?
Circa il 25%, considerando solamente l'acqua che viene distribuita attraverso l'acquedotto. Poi ci sono prelievi industriali o agricoli e zootecnici che invece vengono fatti direttamente sul territorio e che non vengono contabilizzati in questo computo.
- C'è il rischio a razionamento, visto che almeno fino a Ferragosto gli esperti non prevedono piogge?
In questo momento la situazione è monitorata giornalmente ed è assolutamente sotto controllo. Il tema però è quando inizierà a piovere. Nel periodo estivo le falde sono molto basse e se non comincia a piovere subito dopo l'estate, possono esserci dei rischi. Fortunatamente negli ultimi anni, a settembre qualche pioggia ha cominciato a farla. Però il problema è proprio questo: capire che non è una situazione di oggi, ma che dobbiamo garantirci le risorse per le prossime settimane o mesi nel caso in cui non ci siano delle piogge significative.
- Quindi i cittadini cosa devono fare da oggi?
Devono cercare di usare in maniera responsabile una risorsa che comunque è limitata, anche se può sembrare un appello banale. Dobbiamo pensare che prelevare acqua crea comunque dei problemi all'ambiente; e dall'altra parte c'è l'esigenza di acquisire una consapevolezza di un utilizzo responsabile, non solo nel periodo estivo, ma anche nel periodo invernale, per preservare le risorse utilizzate nel pompaggio, nel trasferimento di prodotti chimici che vengono utilizzati per la potabilizzazione; oltre alla questione di un risparmio economico sulla bolletta dell'acqua.