Iran: processati gli oppositori di Ahmadinejad

Iran: processati gli oppositori di Ahmadinejad.
Si è aperto questa mattina nel tribunale rivoluzionario di Teheran, il procedimento a carico di un gruppo di oppositori arrestati dopo i disordini seguiti alla contestata rielezione del Presidente Ahmadinejad. Il numero preciso degli imputati non è stato reso noto. E’ la prima volta dalla rivoluzione islamica del 1979 che decine di alti funzionari, ex deputati e ministri sono messi sotto processo in Iran. Secondo la stampa locale i manifestanti sono accusati di “attentato alla sicurezza nazionale, di aver sovvertito l’ordine pubblico e di atti di vandalismo”. Tra gli imputati figurerebbero anche importanti riformatori tra cui l’ex Presidente Mohammad Ali Abtahi, che ha svolto il suo mandato durante la presidenza di Mohammad Khatami, l’ex Vice Ministro degli Esteri Mohsen Aminzadeh, l’ex portavoce del Governo Abdollah Ramazanzadeh. Nel corso dell’udienza Mohammad Ali Abtahi avrebbe dichiarato: “la questione delle frodi alle elezioni è una menzogna”, una posizione condivisa anche da altri imputati che avrebbero ammesso che le loro affermazione su brogli non avevano fondamento.

Arrestati tre turisti americani. Avrebbero sconfinato

I tre avrebbero oltrepassato la frontiera con l’Iran a Ahmad Awa, una novantina di chilometri a nord-est della città iraniana di Suleimaniyeh, una zona impervia ma frequentata dai turisti stranieri soprattutto nel fine settimana, dove la linea di confine Tra Iran e Iraq non sarebbe indicata con chiarezza. Gli arresti sarebbero avvenuti ieri, 31 luglio. Secondo la Cnn la notizia è stata diffusa dalle autorità curde e confermata oggi dalla tv di stato iraniana. I tre avrebbero chiamato per telefono un loro compagno rimasto in Iraq per avvertirlo che si erano perduti e che erano circondati da militari che parlavano “farsi”, ossia persiano. Secondo alcuni commentatori americani l’arresto di tre cittadini degli Stati Uniti in questo momento di grande tensione tra i due paesi, potrebbe essere usata, dalla propaganda del regime islamico, come una vittoria.

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