Isolamento, fonte di frustrazione e disagio. Lo psicoterapeuta Ercolani: “Tornare presto alla socialità, con le giuste precauzioni”
Locali chiusi alla sera? I ragazzi non rinunciano a frequentarsi. L'isolamento a cui il Covid li ha costretti per tanti mesi e che in parte caratterizza ancora le loro giornate, lo porta in genere a radunarsi nelle case, talvolta ad organizzare pure feste abusive; oppure, a dispetto delle temperature invernali, si ritrovano all'aperto, soprattutto nei parchi, creando spesso situazioni di assembramento e senza rispettare l'obbligo della mascherina.
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Accade in Italia, accade sul Titano: capitano segnalazioni – arrivate fino all'Iss – di gruppi di giovani che in barba alle regole di distanziamento e dispositivi di protezione individuale si intrattengano ad esempio in zona Parco Ausa. Area che come tutti i parchi della Repubblica viene comunque pattugliata ripetutamente dalle forze dell'ordine. Nessuna sanzione, però, risulta essere stata elevata, almeno nell'ultimo periodo. La mancanza di luoghi di aggregazione, chiusi a causa delle limitazioni dettate dal Covid, spinge dunque i giovani a cercare alternative. Tuttavia ad oggi in territorio si tratta di un fenomeno non preoccupante, ma un richiamo al senso civico e alla responsabilità è sempre dovuto.
E' un fatto che i giovani soffrano l'isolamento, molto più degli adulti, un disagio che negli ultimi tempi nel circondario e in molte parti d'Italia è sfociato, oltre che nel crescente abuso di sostanze stupefacenti, anche in episodi di rissa.
Nel servizio la riflessione di Roberto Ercolani, psicologo e psicoterapeuta.
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