Ivg, primi adempimenti per l'avvio dell'iter referendario che potrebbe portare il Paese alle urne in autunno
La società civile si muove più velocemente della politica, o almeno ci prova. Dopo anni e anni di continui rimandi, varie istanze d'Arengo rimaste lettera morta e due progetti di legge tuttora nel cassetto, ora l'Unione Donne Sammarinesi – che di recente ha deliberato in favore di un referendum per la depenalizzazione e legalizzazione dell'interruzione volontaria di gravidanza – passa dalle parole ai fatti e procede con i primi adempimenti per avviare l'iter.
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Questione etica delicata, sollevata di recente in Consiglio e che non ha mancato di far emergere - nuovamente - le diverse sensibilità al tema, anche tra schieramenti alleati.
Di oggi, intanto, la notizia che le donne di RF del gruppo BRAVE! aderiranno alla campagna referendaria e sottoscriveranno l'iniziativa, per poi entrare nel merito delle considerazioni soggettive sul quesito a campagna in corso. “Le donne – affermano - desiderano esprimere la loro opinione, si tratta dell'esercizio di un diritto acquisito: la cittadinanza deve poter decidere”.
Nel video l'intervista a Karen Pruccoli, UDS.
Sulla legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, il Consigliere del Pdcs Pasquale Valentini riprende una nota di Libera intitolata “una battaglia di civiltà” - facendo eco all'appello dell’UDS che sollecita la conclusione dell’iter consiliare del Progetto di Legge in materia - e si pone una serie di domande rimarcando come il tema meriti un approfondimento. “Ritengo – scrive - che la prima preoccupazione che dovrebbe accomunare chi ha la responsabilità di legiferare su queste materie, in particolare, debba essere quella della chiarezza e della coerenza degli obiettivi a cui le norme devono rispondere”. “Cosa deve produrre questa legge? - si chiede - Deve sancire come diritto la possibilità per la donna di interrompere una gravidanza non desiderata. Cosa significa interrompere la gravidanza? Significa provocare attraverso un trattamento medico/farmacologico l’interruzione della crescita dell’essere umano che la donna si porta in grembo. Si può definire “diritto da tutelare” una tale facoltà? E questa facoltà può essere lasciata esclusivamente alla donna, ignorando che c’è un padre e che il concepimento è il frutto di una relazione? C’è nel nostro ordinamento un altro caso in cui un essere umano, assolutamente indifeso ed innocuo, possa essere eliminato con la legittimazione della legge? E il diritto alla vita dell’essere umano che viene soppresso da quale legge viene sostenuto? L’introduzione nell’ordinamento di una logica di questo tipo può essere definita “conquista di civiltà”? Valentini non vede "risolutivo un percorso che semplicisticamente scarichi sull’introduzione di una norma l’affronto di una problematica che richiede invece coinvolgimento, possibilità di vicinanza e di aiuti concreti per attraversare circostanze drammatiche senza eliminare nessuno e senza creare ferite che difficilmente poi potrebbero essere sanabili”. “NON POTREBBE ESSERE QUESTA – conclude - LA BATTAGLIA DI CIVILTA’ DA COMBATTERE INSIEME?”