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L'incubo dei ricatti sessuali sui social: vittime sempre più giovani

Allarme della Polizia Postale: negli ultimi mesi oltre un centinaio di segnalazioni

di Monica Fabbri
27 ago 2022

Con l'avvento dei social i ricatti sessuali trovano terreno fertile, tanto che c'è un nuovo termine per descriverli: sextortion. Una trappola virtuale per estorcere denaro sotto la minaccia di pubblicare video o foto compromettenti. A cascarci sempre più minori e la Polizia Postale lancia l'allarme. Negli ultimi mesi – avverte - stanno aumentando vertiginosamente i casi in danno di adolescenti attraverso i social network. Sono già oltre un centinaio le segnalazioni. Si tratta per lo più di giovani tra i 15 e i 17 anni, ma anche più piccoli. Il fenomeno, di solito rivolto al mondo adulto, ha un enorme potenziale di pericolosità perché oggi colpisce vittime tanto fragili quanto inesperte, che per curiosità sessuale ed eccesso di fiducia rischiano di sprofondare in un vero e proprio incubo. Una spirale di ricatti, con richieste insistenti di denaro e minacce di distruggerne la reputazione diffondendo sui social immagini intime ottenute tramite live chat. Intrappolate tra la vergogna e la paura che possano essere viste dai loro contatti, le vittime tendono a non confidarsi, perché la confessione può apparire più dolorosa delle minacce. Ed è proprio per l'assenza di denuncia che il fenomeno è sottostimato. La polizia postale consiglia di non pagare mai: se si cede, le richieste non finiranno; di non cancellare i messaggi scambiati con gli estorsori, non chiudere i profili social su cui si viene contattati, ma fare gli screenshot di conversazioni, minacce e profili. Soprattutto le forze dell'ordine invitano a parlarne con genitori o un adulto di fiducia, ricordando che chi ha più di 14 anni può sporgere denuncia, anche in modo autonomo. Non bisogna vergognarsi per aver condiviso immagini intime con sconosciuti. A quella età si è curiosi e inesperti. Ed è importante che i genitori non giudichino irresponsabile il comportamento dei loro figli, ma valutare che vergogna e senso di panico rischiano di far loro compiere atti impulsivi.





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