La povertà a San Marino è donna

Numeri e bisogni fotografati dalla Caritas. Le famiglie chiedono aiuto per bollette, affitti e caro vita. Tante le mamme con figli che vorrebbero il part-time

72 le famiglie sammarinesi e residenti che da gennaio si sono rivolte alla Caritas, per un totale di circa 200 persone. Nelle ultime due settimane sono già stati presi in carico due nuovi casi. I problemi sono sempre gli stessi: reddito insufficiente, utenze, lavoro precario. Le criticità sono addirittura aumentate, per costo della vita ed esplosione dei mutui. A cui si somma la questione casa: poche in affitto e con prezzi troppo alti.

La povertà è soprattutto donna: tra i 35 ai 64 anni, separata o divorziata, con figli a carico, “a cui, nonostante la buona volontà dell'ufficio del lavoro, il part-time non è concesso”. Proprio per rispondere alle esigenze di orario flessibile delle madri con figli piccoli, Caritas ha chiesto un incontro al Governo, sollecitando incentivi per industriali e artigiani. A chi bussa alla sua porta offre vestiario, cibo, farmaci, ma anche un sostegno per spese scolastiche, affitto, bollette.

Guardando alla mappa del disagio: 20 famiglie provengono da Borgo Maggiore; 10 da Dogana e altrettante da Fiorentino. 9, invece, quelle di Città. Ma la povertà non risparmia nessun Castello, anche se con numeri più contenuti. Avere un'occupazione non sempre, poi, dà la garanzia di una vita dignitosa: il 40% ha infatti un lavoro ma fatica ad arrivare a fine mese. Non basta uno stipendio tra i 600 e i 1500 euro per chi ha una famiglia da mantenere ed è in affitto. Non va meglio a chi ha la casa di proprietà se ha acceso un mutuo: 9 le famiglie che non riescono ad onorare le scadenze. Le difficoltà non sono solo materiali: ai problemi economici si affiancano quelli familiari, di salute, depressioni, solitudine.

Ai bisogni di sammarinesi e residenti si aggiungono quelli di 43 famiglie ucraine. Soprattutto madri sole tra i 35 e i 44 anni, in difficoltà nel pagare le rette della mensa scolastica, “un'incongruenza nel sistema di accoglienza” accusa Caritas, che parla di “aiuto dello Stato a metà”, perché la maggior parte di queste mamme non lavora, e non riesce ad iscrivere i propri figli neppure ad attività per farli socializzare. La colletta alimentare non basta per rispondere alle esigenze di tutti: dall'inizio dell'anno la Caritas ha speso oltre 12.000 euro solo per generi di prima necessità. Un grande contributo arriva dalla Sums, che ha donato oltre 17.000 euro di buoni spesa. L'aiuto non è solo materiale, vengono offerti ascolto, accompagnamento e sostegno allo studio. L'amore per il prossimo è il grande motore della solidarietà: “Facciamo tutto il possibile – assicurano i volontari - per non lasciare indietro nessuno”.

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