Legittima difesa: la "mezza bufala" del referendum
Innanzitutto è bene sgombrare il campo da ogni equivoco. I messaggi che da qualche settimana vengono condivisi da migliaia di persone sui social network, e nei quali si stimola un passaparola per la firma di un referendum sulla legittima difesa della casa e dei beni, non sono corretti. Non è infatti previsto alcun referendum su questo argomento, semplicemente perché non sarebbe possibile. In Italia questo Istituto Giuridico è di due tipi: Abrogativo e Costituzionale. Vi sono poi referendum regionali, comunali e provinciali, per questioni legate alle amministrazioni locali. Una bufala, insomma? Non completamente, perché nel caso in questione non siamo di fronte ad un referendum, ma ad una proposta di legge di iniziativa popolare, promossa dall'Italia dei Valori. Nell'ufficio anagrafe di vari Comuni italiani è possibile sottoscriverla. A Rimini, ad esempio, sono state utilizzate svariate liste da 27 nominativi. “E' una questione molto sentita”, fanno sapere dal Comune. Nello specifico si chiede la modifica di 2 articoli del codice penale. L’obiettivo è aumentare significativamente le pene per chi viola il domicilio, negare il risarcimento delle eventuali lesioni causate al ladro, ed eliminare – di fatto – la fattispecie dell'eccesso colposo in legittima difesa in determinate situazioni. Perché la proposta venga portata all'attenzione del legislatore sono necessarie 50.000 firme valide: sbarramento già ampiamente superato, a quanto pare. Secondo l'IDV le sottoscrizioni sarebbero già 200.000; altre fonti parlano di 160.000 firme. Ma attenzione, tutto ciò non vincola in alcun modo il Parlamento: dal 1979 sono state presentate circa 260 proposte di legge di iniziativa popolare e solamente 3 sono diventate legge.
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