Libia: sale il bilancio delle vittime a Tripoli, ma in serata arriva un cessate il fuoco
Sarebbe la partita della redistribuzione del denaro proveniente dal petrolio, secondo Gianandrea Gaiani, il vero motivo degli scontri. Un'escalation di violenza che a Tripoli, negli ultimi giorni, ha provocato decine di morti. I proventi dell'oro nero – afferma il Direttore di Analisi Difesa –, finanzierebbero solo alcune milizie, a discapito di altre. Fra queste la Settima Brigata di Tarhouna, vicina – secondo alcuni – agli interessi del Generale Haftar; che a sua volta sarebbe supportato dalla Francia. L'Eliseo preme affinché si tengano elezioni, nel Paese Nordafricano, il 10 dicembre; data ravvicinata, che avrebbe finito per esacerbare tensioni mai sopite. Da qui l'offensiva sulla capitale libica, dove è stato dichiarato lo stato di emergenza. Grosso problema per Roma, che da tempo – per tutelare i propri interessi energetici, e stabilizzare il Paese – sostiene l'Esecutivo di Tripoli. Oggi – a Palazzo Chigi - un Consiglio dei Ministri. Ma l'Italia, al momento, esclude un intervento militare. Probabili, a questo punto, pesanti ripercussioni sul fronte immigrazione. Nel frattempo Tripoli ha chiesto aiuto alle milizie di Misurata, ma il caos non si ferma. A fuoco, oggi, l'ambasciata statunitense, chiusa da tempo. 400 detenuti del carcere di Ain Zara hanno approfittato dei combattimenti in corso per evadere. Mentre resta un mistero la sorte di Giulio Lolli: latitante in Libia, ed arrestato nel novembre scorso da milizie governative. Preoccupato il legale dell'ex patron di Rimini Yacht. “Al momento non abbiamo sue notizie – afferma l'avvocato Antonio Petroncini -. Abbiamo saputo di scontri, ieri, nella zona dell'aeroporto internazionale di Mitiga”; e Lolli risulta detenuto proprio nel carcere situato all'interno della struttura.
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