A 5 anni dalla morte di Luigi Di Bella e a 10 dalla sperimentazione fatta in Italia dall’allora Ministro alla sanità Rosy Bindi, il figlio del professore Giuseppe Di Bella trasferisce parte della sua attività sul Titano, proprio per praticare la contestata cura. Sulla terapia Di Bella è stata fatta censura e disinformazione ha detto il medico che opererà in accordo con uno studio clinico sammarinese dove i pazienti potranno curarsi con le terapie messe a punto da suo padre. Critico con i metodi coi quali si è portata avanti la fase di sperimentazione, a suo dire mirati a screditare la cura Di Bella, il medico modenese difende a spada tratta le conclusioni cui è giunto suo padre e illustra i risultati raggiunti ribadendo che il metodo adottato si basa su dati scientifici. Non è coinvolto nel progetto il reparto oncologico dell’ospedale. Il primario Elena Mularoni ricorda che fra il 97 e il 98 registrò un notevole calo nella chemioterapia e nelle visite, perché una cinquantina di pazienti decisero di seguire la terapia Di Bella. Non ci fu, aggiunge, alcun riscontro positivo. Non hanno ottenuto risultati i malati che erano entrati nel protocollo sperimentale a Forlì e neppure quelli che seguivano la cura Di Bella a casa. I pazienti, conclude il primario di oncologia, potranno comunque utilizzarla, dal momento che rientra nella libera scelta di ognuno come e dove curarsi.
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