Il memoriale dell’ex investigatore privato Vargiu fa slittare l’interrogatorio di Marco Bianchini
L’atto “K”, com’è stato battezzato il memoriale apparentemente scritto da Salvatore Vargiu, spaventa. Forse lo stesso investigatore lo usava come arma per minacciare i suoi nemici, quando iniziò a concretizzarsi l’ipotesi che al suo Cio, società di investigazioni, sarebbe stata revocata la licenza. Ma è tutta farina del sacco di Vargiu, quella contenuta nel memoriale? Gli inquirenti ci stanno lavorando, ma anche gli avvocati di Marco Bianchini, che difatti hanno chiesto una proroga al nuovo interrogatorio, fino a venerdì. Solo dopo che sarà riascoltato l’ex patron della Karnak, e soprattutto in base a cosa dirà, verrà infatti richiamato anche Vargiu. Elementi di riscontro ve ne sono, il paragrafo Karnak ha aderenza al 90% con quanto emerso nelle indagini e in parte poi confermato dall’interrogatorio di garanzia. Il memoriale racconta dell’accordo economico col finanziere accusato di corruzione che forniva informazioni riservate della Finanza, finanche gli orari degli spostamenti della stessa Finanza al confine di San Marino. E racconta del “team black”, la cosiddetta “squadra nera” che si nascondeva dietro la facciata della MB Class, protagonista di minacce e violenze: episodi cui Vargiu dice di aver assistito personalmente. Tira in ballo magistrati, politici. E i conti cifrati alla Fingestus, tra i quali spicca quello di un imprenditore siriano che avrebbe depositato 150 milioni di dollari: persona a quanto pare segnalata per il suo appoggio al terrorismo islamico. C’è tanto su cui fare luce: compresi i presunti legami con la massoneria emersi dai pc sequestrati ad uno dei suoi più stretti collaboratori, Riccardo Ricciardi.
Francesca Biliotti
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