Da tempo è un tranquillo pensionato barbaricino, a 70 anni dopo aver pagato i debiti con la giustizia si dedica ad attività di promozione del suo territorio, ma a Graziano Mesina, ex primula rossa del banditismo sardo, il rispetto non manca. Così quando gli sprovveduti ladri, che domenica scorsa hanno rubato e incendiato la sua Porsche Cayenne, si sono accorti di chi era il mezzo si sono affrettati a telefonargli per chiedergli scusa. Forse a qualcuno la figura di Grazianeddu incute ancora timore, ma per i compaesani di Orgosolo si tratta solo di 'considerazione' per un uomo che ha chiuso col passato ed ha saldato i suoi errori. Nel 2004, grazie anche alla buona condotta tenuta in carcere, ha ottenuto la grazia dall'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Le latitanze, le fughe, i conflitti a fuoco, le detenzioni in vari istituti di pena sono ormai uno sbiadito ricordo anche se rimangono impresse nella storia del banditismo. Uno sgarro a Mesina è come infrangere un mito: così devono aver pensato i responsabili del furto della sua auto, un fuoristrada col quale girava per la Barbagia accompagnando anche escursionisti alla ricerca del Supramonte di Orgosolo più vero, un Cayenne di seconda mano, intestato alla sorella e guidato da suo nipote (Graziano è infatti senza patente). L'altra sera la macchina, nelle disponibilità di tutta la famiglia, era a Villagrande, un centro dell'Ogliastra, dove ha attirato l'attenzione di alcuni balordi: vedono l'auto di lusso e la rubano. Ma poco dopo, forse anche in seguito al controllo dei documenti trovati a bordo, i malviventi si sarebbero accorti a chi appartenesse decidendo quindi di disfarsene, prima provando a nasconderla in una delle vasche per la fabbricazione della calce e poi incendiandola in una cava di Siniscola, dove é stata trovata ormai carbonizzata. La paura per le conseguenze del reato compiuto è stata, però, poca cosa rispetto allo sgarbo all'ex bandito: così i ladri hanno deciso di chiedere perdono. "Scusaci, abbiamo sbagliato, non sapevamo che era la tua", questo il tenore della telefonata fatta dai malviventi a Mesina all'indomani del ritrovamento del fuoristrada bruciato. Lo ha raccontato all'ANSA lo stesso Grazianeddu, parlando in sardo stretto e mostrandosi tranquillo e sereno. "Mi hanno chiamato da un telefono pubblico - ricostruisce l'ex primula rossa - per non farsi individuare, e mi hanno detto cosa avevano fatto. Che era stata una sciocchezza, e si sono subito scusati: non sapevano, così dicono, di chi era la macchina. Nessuna azione contro di me quindi, solo un caso che abbiano preso di mira la mia auto, cose che capitano", chiude Mesina senza portare alcun rancore.
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