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Microbiota, 'chiave' per la nostra salute e per futuri scenari di cura. L'esperto: tre strategie per mantenerlo sano

Un microbiota compromesso è sempre più spesso correlato a patologie psichiche e fisiche. Capiamo meglio cos'è, come prendercene cura e quali errori non commettere per mantenerlo in equilibrio

Microbiota, 'chiave' per la nostra salute e per futuri scenari di cura. L'esperto: tre strategie per mantenerlo sano.

Si dice che l'intestino sia il nostro secondo cervello. Una correlazione che trova sempre più conferma negli studi scientifici, che vedono la compromissione della flora intestinale alla base delle patologie più comuni del modo occidentale - come diabete, malattie autoimmuni, malattie infiammatorie intestinali e cancro - arrivando fino a quelle della sfera psichica, come la depressione. Tanto che ci si interroga se un domani sarà possibile curarsi attraverso il microbiota. Proprio in questi giorni, ad esempio, i risultati di uno studio dell'Istituto Humanitas di Milano, hanno acceso nuove speranze circa l'utilizzo di un particolare ceppo di batteri per migliorare l'efficacia delle terapie contro il cancro. Il Lactobacillus paracasei sarebbe infatti in grado di potenziare l'effetto dell'immunoterapia, producendo molecole in grado di smascherare le cellule tumorali.

Abbiamo approfondito la conoscenza del microbiota con Fabio Piccini, medico chirurgo, psicoanalista e ricercatore, co-fondatore e direttore del Progetto Microbioma Italiano, autore di numerosi libri sull'alimentazione e sul microbioma come "Microbioma. Intestino e salute. Come prevenire, riconoscere e curare le disbiosi intestinali" e "Alla scoperta del microbioma umano: Flora batterica, nutrizione e malattie del progresso".

Dottore, cos’è il microbiota e perché è importante averlo in salute?

Si potrebbero dare due risposte, una scientifica e una pratica. Il microbiota è l’insieme di flora batterica, virale e fungina che colonizza e condivide con noi l’intestino e non solo. Quando si parla di microbiota si allude a tutti i distretti in cui esso è presente - cute, mucose, organi interni-. E’ indubbio che più del 96% finisce per riunirsi nell’intestino, dove c’è - si fa per dire - la sala mensa. Gli alimenti che assumiamo, infatti, si trovano nel canale digerente, dall’esofago in giù. Perciò qui lo troviamo più numeroso. Quando si parla di microbiota facciamo inoltre riferimento a quello intestinale perché è più facile da campionare e analizzare. Ad esempio con un esame del microbiota gastrointestinale, attraverso un campione di feci. Certo non è rappresentativo di tutta la flora presente nel nostro intestino ma ne dà una buona misura, un buon campione. Il microbiota svolge numerosi compiti importanti per noi. Altra precisazione, tutto quello che si sa sul microbioma riguarda soprattutto i batteri, la componente più studiata perché più campionabile, attraverso una sorta di carta d'identità che ci permette di riconoscerli e suddividerli con precisione abbastanza millimetrica, soprattutto grazie agli ultimi test Whole Genome. Ad esempio siamo in grado di capire se la persona sta prendendo probiotici etc. Dentro di noi esistono anche virus, funghi e altre forme microbiche di cui, però, non sappiamo granchè. Comunque se avessimo un’idea molto chiara del nostro microbiota batterico già saremmo ad un buon punto. E’ importante che il microbiota sia in salute perché se i batteri stanno bene sto bene anche io. Ogni microrganismo, dopotutto, ha interesse a mantenere in salute il suo ospite altrimenti morirebbe di fame. Come dimostra il confronto fra virus altamente patogeni - come l’ebola, che in poco tempo uccide i suoi ospiti e che per questo non riesce ad uscire dalla Sierra Leone - con altri più “di successo” come l’influenza o il raffreddore, che si trovano ovunque. I batteri intestinali, ad esempio, - come l'Escherichia Coli - non uccidono solitamente i loro ospiti e questo permette loro di girare il mondo. I batteri che vivono stabilmente in associazione con gli esseri viventi sono ormai entrati con loro in un meccanismo di simbiosi: se io mantengo in equilibrio questo meccanismo, la flora è soddisfatta e io non avrò particolari problemi. A volte però si verificano condizioni che ne alterano il benessere.

Come evolve il microbioma nelle varie fasi della vita
Il microbioma, all’origine, deriva dalla "colonizzazione originaria" che avviene dalla madre - in una condizione ideale, una donna che non ha particolari problemi di intestino - al bimbo. Parliamo di un microbioma equilibrato ma minimale, perché non tutto ciò che è nell’intestino della mamma passa al neonato. La placenta è ricca di tutti questi batteri che, passando dai vasi linfatici, arrivano fin nelle ghiandole mammarie, raggiungendo il neonato fin dalle prime fasi dell’allattamento attraverso il latte materno. Anche i genitali femminili sono molto colonizzati, soprattutto da lattobacilli, e il corpo della donna si modifica nelle settimane che precedono il parto, proprio come se si preparasse a dare una buona eredità microbica al nascituro. Quindi con un parto normale e un allattamento al seno, il microbiota parte con il piede giusto. In alcune situazioni però tutto questo non è fattibile, quindi si utilizzano delle strategie, come - in caso di parto cesareo, per mimare l’uscita dal canale vaginale che si avrebbe con un parto naturale- l'impiego di un tampone imbevuto dei secreti vaginali della madre passato su naso e bocca del neonato. In questo modo si migliora di un bel po' il microbioma e si limitiamo i danni. Altra cosa che dovremmo fare per proteggere il microbioma del neonato, che impiega circa due anni di tempo per maturare, sarebbe quella di evitare gli antibiotici. A volte i genitori insistono per la loro prescrizione mentre sarebbe meglio utilizzarli solo in presenza di grossi rischi per la salute: questo perchè l'assunzione di antibiotici comporta conseguenze importanti sul microbiota. E’ normale che i bambini si ammalino spesso - per le loro difese immunitarie è un addestramento- e solitamente capita a causa di virus contro i quali l’antibiotico non fa assolutamente nulla. Per questo, questi ultimi andrebbero prescritti solo in caso di malattia grave e dichiaratamente batterica, in cui è a forte rischio la salute del bambino. Altrimenti meglio evitarli, soprattutto nei primi due anni di vita. Purtroppo questa cosa ancora non è stata del tutto acquisita, nè dalle persone, nè da alcuni pediatri. Più impoverisco il microbioma di un bambino - e questo è stato ripetutamente dimostrato -, più impoverisco il suo sistema immunitario che una volta indebolito, non solo non difende più il corpo da ciò che non gli appartiene ma va incontro a degli errori - come nelle malattie autoimmuni- che lo portano ad attaccare il corpo stesso. Altra categoria a rischio sono gli anziani: anche il loro microbioma spesso è debole perchè meno vario e impoverito da un'alimentazione poco variata e da un grande uso di farmaci e antibiotici. L'arricchimento del microbioma passa inoltre dai numerosi contatti sociali, altro elemento di cui spesso anziani e bambini sono deficitari, per un errato senso di protezione dato dal loro isolamento.

Quali sono i fattori che causano la disbiosi intestinale?
Possono capitare delle situazioni causate da eventi patogeni estremi - ad esempio la necrosi intestinale di origine vascolare causata da un tumore che mi costringe ad un intervento chirurgico altamente distruttivo - o l’utilizzo di alcuni farmaci per la cura di determinate patologie - come le gastriti, le rettocoliti ulcerose o le ulcere che ci costringono a prodotti che alterano il pH dell'organismo, attraverso l’uso di antibiotici o antinfiammatori - che impattano sul benessere della flora. Quest’ultima entra quindi in sofferenza, perdendo di ricchezza e varietà: questo significa che sono meno rappresentate e meno varie le specie del microbiota, in pratica si crea una disbiosi. Riguarda un po’ tutti i tipi di microrganismi ma noi la rintracciamo tipicamente nei batteri, per i motivi già spiegati in precedenza. Se una persona ha una disbiosi batterica sicuramente avrà dei sintomi digestivi: gonfiore intestinale e malessere in generale che riguarda un po’ tutto il corpo, problemi di assorbimento e/o carenza di determinate vitamine e tutta una serie di fattori che la gente sintetizza in:

Cose di questo genere. Questi sono sicuramente - se capitano regolarmente - sintomi di disbiosi, facilmente diagnosticabile con un test del microbioma intestinale o con test più semplici come la ricerca di scatolo e indicano nelle urine - il cosiddetto "disbiosi test" - svolto da diversi laboratori. Quest'ultimo è più grossolano, ormai si fa da molti anni, ma permette - in via preventiva- di avere una misura generica di disbiosi a livello del piccolo o del grosso intestino che poi posso approfondire attraverso un test del microbiota intestinale. A questo punto capirò esattamente il mio livello di disbiosi, la sua gravità (con un'idea molto precisa del numero di batteri che il mio intestino ospita - anche se sempre in termini indicativi -) e quali tipi di famiglie e specie sono eventualmente deficitari e/o in sovracrescita. 

Come riconoscere una disbiosi intestinale: i sintomi

Tre Strategie per un microbioma in salute:

  1.  A tavola, ciò che i batteri intestinali preferiscono sono i vegetali e i sottoprodotti vegetali. Quindi bisogna riempire la tavola di verdura e frutta colorata. Aumentare la presenza di fibre vegetali non potrà che migliorare il microbioma. Se però ho già una disbiosi in corso e faccio fatica a digerire i vegetali, perchè i batteri che ho nell’intestino non li digeriscono, mangiandoli mi si gonfierà la pancia perciò dovrò poi correre ai ripari.
  2. Aggiungere piccole quantità di verdure fermentate ai nostri pasti - anche solo qualche cucchiaino da caffè - come crauti e giardiniere. I prodotti fermentati non si trovano nella grande distribuzione perchè sono difficili da monitorizzare. Esistono però diversi piccoli produttori indipendenti che possono fornirceli. Aggiunti a crudo in una insalata, facilitano la digestione. Fuori dall'Italia - ad esempio in Asia o nel sud est asiatico-, i prodotti fermentati sono tipici della cucina tradizionale e salse e salsine fatte con mix di verdure fermentate vengono prodotte in famiglia. Da noi si è un po' persa la tradizione ma pian piano la si sta recuperando: gli chef di grido, già da tre o quattro anni, hanno iniziato ad utilizzare i fermentati perchè aggiungono, con questi, il sapore umami - considerato il sesto gusto - che non si può ottenere con nessun altro prodotto al mondo. L'alternativa è imparare a preparare in casa le nostre verdure fermentate, cosa poi non così difficile.
  3. Per abituare il nostro microbioma alla varietà sarebbe inoltre bene non lavare frutta e verdura con soluzioni disinfettanti (fatta eccezione per le donne in gravidanza). Pensiamo a cosa capita quando andiamo all'estero, ad esempio in Egitto, a fare una crociera sul Nilo: la maggior parte di noi subisce la locale flora, ritrovandosi in poco tempo a letto con la dissenteria. Così come se mangio in uno street food di Calcutta o Mombai. Però, una volta passato il malessere, dopo una settimana sarò già in grado di gestire i nuovi batteri e smetterò di avere problemi intestinali perchè mi sarò adattato. I nuovi batteri avranno imparato a convivere con la flora del mio intestino e saranno entrati in equilibrio con tutti i microrganismi in esso presenti, in quel mutuo controllo che tutti i batteri esercitano gli uni sugli altri per spartirsi il territorio e poter sopravvivere al meglio insieme al loro ospite umano.

Futuri sviluppi degli studi sul microbioma: sarà davvero possibile prevenire o curare alcune malattie attraverso di esso?
Assolutamente si, ma non nel giro di qualche anno: passare dagli studi e informazioni scientifiche alla loro applicazione clinica infatti, non è immediato come sembra. E’ stato possibile associare al microbioma, una quantità enorme di condizioni patologiche ma ancora non sappiamo come uscire da tali situazioni. Ne sappiamo più di prevenzione che di terapie. Purtroppo oggigiorno la disbiosi è spesso già la condizione di partenza nelle persone e per la cura nelle disbiosi che spesso sottendono le malattie metaboliche non basta una scatola di probiotici. Arrivati oltre un certo livello, diviene difficile tornare indietro. Molto più semplice è invece trattare i sintomi gastrointestinali, con un cambio di stile di vita e alimentazione. Purtroppo quest'ultima situazione riguarda una minor parte di individui. 

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