Mostar: sulle tracce dei 3 coraggiosi giornalisti italiani rimasti uccisi 23 anni fa
Non erano passati neppure 3 mesi dalla distruzione dello Stari Most, era il 28 gennaio del '94, e 3 colleghi della RAI di Trieste erano impegnati nella realizzazione di uno speciale sui bambini vittime della guerra. Il giornalista Marco Luchetta, Dario D'Angelo, cameraman, e il tecnico Alessandro Ota sapevano di correre grossi rischi: Mostar era sotto assedio da parte dei croato-bosniaci, che la bersagliavano in modo indiscriminato. I colleghi si recarono nei pressi di un rifugio, dove si nascondevano molti bimbi, quando rimasero uccisi dallo scoppio di una granata. Il sacrificio dei 3 giornalisti, tuttavia, non fu vano, come ricorda la moglie di Marco Luchetta: Daniela Schifani Corfini. Sono passati 23 anni da quella tragedia. Oggi la Città Vecchia – patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO – è un luogo di richiamo per i turisti, che affollano lo Stari Most, perfettamente ricostruito. Ma le cicatrici della Guerra sono ancora ovunque. Non solo gli edifici in rovina; la disoccupazione in Città supera il 50%. Mostar, soprattutto, resta una città divisa, con le acque verdi della Neretva che segnano tuttora la faglia etnica, religiosa e culturale tra croati e bosniaci musulmani.
Gianmarco Morosini
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