Movimento Rete e la "Medicina Light"
Ci troviamo in un'epoca di sviluppo scellerato, incontrollato e insostenibile in cui “più” è meglio. Ma è un “più” relativo, non assoluto: io posso possedere meno, ma in relazione al mio vicino e il mio vicino può possedere di più, ma rispetto al suo di vicino. E questo voler possedere di più, questa strana malattia che ci incita a voler comprare l'ultima novità tecnologica, ci sta distruggendo, lentamente. Tutta la società è ammalata e la sanità non è immune: il consumo incontrollato e ingiustificato ha portato questo bene prezioso sull'orlo del precipizio.
Ma facciamo un passo indietro. Fino a pochi anni fa, arrivare a 60 anni era quasi un miracolo; ora, invece, è la norma. Ci sono tanti, tantissimi centenari e questi ultimi sono sempre più in “forma”. Un tempo si moriva di patologie che oggi invece consideriamo quasi banali, degli acciacchi insomma. La medicina ha quindi allungato la vita di tutti noi, e dobbiamo essere grati di ciò. Oppure no? La qualità della vita è realmente migliorata? E se sì, è davvero merito della medicina moderna con tutti i suoi trattamenti ipertecnologici? Io, e come me tante persone, penso di no. La durata media della vita è si aumentata, ma:
1. Le cause di questa dilatazione temporale vanno ricercate nel nostro essere più puliti e nel nostro mangiare meglio;
2. La qualità della vita non è migliorata, ha solo cambiato angolazione.
Ora mi spiego. Un tempo per arare un terreno bisognava spaccarsi la schiena in due e ottenere un risultato mediocre; ora, invece, grazie alla tecnologia si ottiene un risultato nettamente migliore, con minor fatica e in poco tempo. Ma l'uso dei trattori ha contribuito, per esempio, all'aumento delle emissioni dei gas serra, che a loro volta hanno contribuito a farci ammalare di più (in soldoni). Ecco cosa significa “cambio di angolazione”: se la qualità della nostra vita è migliorata sotto certi aspetti, è nettamente peggiorata sotto altri. Oggi, tuttavia, esistono trattamenti medici che fino a pochi decenni fa erano impensabili: molte patologie sono state debellate (escludendo i vaccini...), le morti bianche sono un evento più raro, le persone portatrici di handicap possono sperare in una vita più che dignitosa (all'estero sicuramente...) e così via.
Ma c'è qualcosa che ci sta conducendo sulla via sbagliata, un dettaglio che, anziché farci progredire, ci sta portando sulla strada del non ritorno: il consumismo. Sì, perché il consumismo è applicabile anche alla sanità: la nostra smania di voler possedere e comprare di più si sta diffondendo come una pandemia anche all'ambito della salute pubblica. Pensateci: ogni politico che si rispetti pronuncia le parole “sviluppo”, “crescita”, “PIL” etc un'infinità di volte. Ma è davvero la strada giusta? O forse questo sviluppo avrà una fine se non cambiamo mentalità? Tutti gli studiosi (esclusi quelli con conflitti d'interesse) concordano sul fatto che non possiamo permetterci di continuare così: le risorse sono limitate, il mondo stesso è limitato (se qualcuno se lo fosse dimenticato...). Allora perché mai questa crescita dovrebbe essere infinita? Il nostro modo di pensare allo sviluppo e alla crescita ha connotazione economica: se il PIL cresce noi siamo più ricchi, E QUINDI STIAMO MEGLIO. Bum! Ecco l'immane idiozia. La crescita economica è il nostro Dio, se lei cresce noi cresciamo. Se lei cade, beh, lo sappiamo bene cosa succede. E' diventata improponibile questa visione del mondo e della società: la crescita deve essere integrale, l'uomo e con lui ogni uomo fino all'intera umanità deve crescere.
Ecco il perché del titolo “Medicina light”. Se vogliamo davvero stare meglio dobbiamo abbandonare la visione consumistica della salute e della sanità per adottarne una sostenibile. La tanto famigerata decrescita (felice) significa proprio questo: progredire in modo sostenibile.
C'è molta confusione circa queste parole: molti pensano che per decrescita si intenda tornare all'età della pietra. Non è così! Significa smettere di pensare che io sono l'unico su questo mondo e che tutto mi è dovuto perché illimitato. Non siamo nel mondo della Bibbia, in cui non possiamo più tirare su la rete da quanti pesci ci sono!
Il MERCATO della sanità è uno dei pochissimi che, nonostante la crisi, si sta espandendo e sta facendo utili enormi. Big Pharma, vedendo quanto noi investiamo nella nostra salute, ha pensato: “Beh, visto che questi qui vogliono spendere inventiamo qualche bella malattia immaginaria e poi, visto che ci siamo, inventiamo anche la cura, la brevettiamo e poi andiamo tutti al mare a Bora Bora”. Più domanda c'è, più l'offerta cresce, in un circolo vizioso che ormai è inarrestabile. Consideriamo un'ultima cosa: stiamo davvero meglio? I numeri dicono sì e dicono no. Perché? Siamo si in buona salute fisica, ma la salute mentale e psicofisica... beh, lasciamo stare. Il consumo degli psicofarmaci è cresciuto a dismisura, quindi NON STIAMO MEGLIO, e non stiamo nemmeno bene. La maggior parte della spesa sanitaria si riferisce, poi, a trattamenti atti a porre rimedio al nostro stile di vita malsano. La società dei consumi ci spinge a ricercare prestazioni sanitarie sempre più all'avanguardia, soprattutto per curare una malattia: la paura di star male. La malattia dello stare male. E così in tv si vedono 15.000 prodotti per non invecchiare (sì...), per usare di più il water, per dimagrire 50 chili in poche ore, per far passare il mal di testa in 6 minuti (cosa c'è dentro non oso immaginare)...
L'unica via è quella della sanità sostenibile, in cui smettiamo di pretendere trattamenti assurdi, facendo spendere milioni allo Stato, per vivere 5 giorni in più (e stando peggio poi...) e in cui cerchiamo, invece, di raggiungere un equilibrio delicato, dove noi stiamo bene e le tasche della sanità non sono più un buco nero.
Lorenzo Fabbri, RETE