Lo stimolante dibattito sul ruolo dei Capi di Stato appena avviato dal mondo di FB, ha portato al centro della riflessione popolare la figura dei Capitani Reggenti: come Movimento è da tempo che consideriamo squalificanti per quest’importante Istituzione le dinamiche politiche che l’hanno caratterizzata in questi ultimi decenni ma non abbiamo soluzioni di sorta se non quelle dettate dall’etica.
Siamo certi che, come disse Abramo Lincoln, “si può ingannare il Popolo qualche volta, ed alcune persone per tutto il tempo, ma non si può ingannare tutto il Popolo per tutto il tempo” e perciò siamo convinti che tra i sammarinesi stia serpeggiando un alto grado di sfiducia anche nei confronti della Reggenza tale da poter accettare nomine alquanto discutibili.
Osservando chi ha rappresentato, in veste di Capitano Reggente, la Repubblica di San Marino in questi anni si può evincere come questo ruolo, che da parte di nostri “politicanti” va tutelato dalle critiche e mai messo in discussione dal Popolo, sia considerato nulla più che una mera merce di scambio per ottenere favori, zittire e acquietare chi alza troppo la testa, solo per citare qualche esempio.
Noi non discutiamo solo il “chi” ma discutiamo anche il “perché”. Crediamo fermamente che, senza andare troppo indietro nel tempo, ci siano stati Capi di Stato che nel loro mandato abbiano commesso gravi errori e che abbiano condotto in maniera non “super partes”, quale il loro ruolo Istituzionale richiede, le loro azioni: il perenne voltarsi dall’altra parte quando Segretari di Stato inducono a mentire, chiedono mazzette o si ritrovano sotto processo in territorio o all’estero; il cambiare votazioni espresse dagli altri Consiglieri o il non accorgersi della loro “illegalità”; il decretare blindate le sedute consiliari ai sammarinesi con scuse non plausibili o il firmare decreti bislacchi. Ma non solo, sono le motivazioni di certe nomine a lasciarci basiti: nomine di persone che per il Paese hanno fatto poco o nulla; persone che ancora devono dimostrare il loro valore non solo a parole; persone che il loro valore lo hanno dimostrato ed era solo economico e non di virtuosa morale. Nomine che, stranamente, ricadono sempre entro i membri del Consiglio Grande e Generale pur non essendo previsto per Legge.
Così la diffidenza verso la politica-partitica che elegge i nostri Capi di Stato si è rafforzata poiché la fiducia può essere definita come la capacità di fare un’ipotesi su comportamenti futuri: quando si era in un mondo politico organizzato attorno a grandi partiti, a programmi ben stabiliti ed a dibattiti su idee definite, l'avvenire politico era relativamente prevedibile, adesso siamo ormai in un mondo maggiormente determinato dal gioco delle personalità. Questo cambia da cima in fondo l'esercizio della fiducia, ossia della prevedibilità.
Noi crediamo che sia giunto il momento per concretizzare le parole, per segnare definitivamente la frattura con un sistema obsoleto e arrivista: capiamo che rifiutare sia difficile quando si fa parte del gioco politico ma possiamo tranquillamente dichiarare che si vive bene e ugualmente senza ricoprire il ruolo della Reggenza o senza il benestare dei partiti. Vogliamo far comprendere ai politici, soprattutto a quelli giovani (per permanenza consiliare), che “la misura ultima di un uomo non è dove si trova in momenti di comodità, ma dove si trova nei momenti di sfida e di polemica”: non ci bastano più dei mediocri Capitani Reggenti che le cose le dicono e magari le spiegano, noi vogliamo una Reggenza capace di dimostrare ciò che dice e di ispirarci con le proprie azioni.
Movimento Sottomarino
Siamo certi che, come disse Abramo Lincoln, “si può ingannare il Popolo qualche volta, ed alcune persone per tutto il tempo, ma non si può ingannare tutto il Popolo per tutto il tempo” e perciò siamo convinti che tra i sammarinesi stia serpeggiando un alto grado di sfiducia anche nei confronti della Reggenza tale da poter accettare nomine alquanto discutibili.
Osservando chi ha rappresentato, in veste di Capitano Reggente, la Repubblica di San Marino in questi anni si può evincere come questo ruolo, che da parte di nostri “politicanti” va tutelato dalle critiche e mai messo in discussione dal Popolo, sia considerato nulla più che una mera merce di scambio per ottenere favori, zittire e acquietare chi alza troppo la testa, solo per citare qualche esempio.
Noi non discutiamo solo il “chi” ma discutiamo anche il “perché”. Crediamo fermamente che, senza andare troppo indietro nel tempo, ci siano stati Capi di Stato che nel loro mandato abbiano commesso gravi errori e che abbiano condotto in maniera non “super partes”, quale il loro ruolo Istituzionale richiede, le loro azioni: il perenne voltarsi dall’altra parte quando Segretari di Stato inducono a mentire, chiedono mazzette o si ritrovano sotto processo in territorio o all’estero; il cambiare votazioni espresse dagli altri Consiglieri o il non accorgersi della loro “illegalità”; il decretare blindate le sedute consiliari ai sammarinesi con scuse non plausibili o il firmare decreti bislacchi. Ma non solo, sono le motivazioni di certe nomine a lasciarci basiti: nomine di persone che per il Paese hanno fatto poco o nulla; persone che ancora devono dimostrare il loro valore non solo a parole; persone che il loro valore lo hanno dimostrato ed era solo economico e non di virtuosa morale. Nomine che, stranamente, ricadono sempre entro i membri del Consiglio Grande e Generale pur non essendo previsto per Legge.
Così la diffidenza verso la politica-partitica che elegge i nostri Capi di Stato si è rafforzata poiché la fiducia può essere definita come la capacità di fare un’ipotesi su comportamenti futuri: quando si era in un mondo politico organizzato attorno a grandi partiti, a programmi ben stabiliti ed a dibattiti su idee definite, l'avvenire politico era relativamente prevedibile, adesso siamo ormai in un mondo maggiormente determinato dal gioco delle personalità. Questo cambia da cima in fondo l'esercizio della fiducia, ossia della prevedibilità.
Noi crediamo che sia giunto il momento per concretizzare le parole, per segnare definitivamente la frattura con un sistema obsoleto e arrivista: capiamo che rifiutare sia difficile quando si fa parte del gioco politico ma possiamo tranquillamente dichiarare che si vive bene e ugualmente senza ricoprire il ruolo della Reggenza o senza il benestare dei partiti. Vogliamo far comprendere ai politici, soprattutto a quelli giovani (per permanenza consiliare), che “la misura ultima di un uomo non è dove si trova in momenti di comodità, ma dove si trova nei momenti di sfida e di polemica”: non ci bastano più dei mediocri Capitani Reggenti che le cose le dicono e magari le spiegano, noi vogliamo una Reggenza capace di dimostrare ciò che dice e di ispirarci con le proprie azioni.
Movimento Sottomarino
Riproduzione riservata ©