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Nello spazio senza la Russia: L'ESA rivede progetti e roadmap

di Monica Fabbri
22 ott 2022

Lo scontro geopolitico parte sulla terra e prosegue fra le stelle. Le grandi potenze si sfidano nella conquista dello spazio già dai tempi della guerra fredda, quando l'URSS riuscì – nel 1957 – a mandare in orbita lo Sputnik, bruciando sul tempo l'avversario che però, 12 anni dopo, portò con la Nasa il primo uomo sulla luna. L'universo è strategico perché permette di controllare il pianeta, segnare le sorti di un conflitto grazie a satelliti usati con finalità d'intelligence e che hanno permesso agli americani, all'inizio dell'anno, di intercettare forze militari russe ai confini con l'Ucraina. Lo stesso Zelensky ne ha beneficiato: grazie ai satelliti Starlink messi a disposizione di Elon Musk ha sfruttato i social su internet per parlare al suo popolo e al mondo, rafforzando la propria immagine, senza che la Russia potesse impedirlo. Lo spazio, inoltre, è diventato luogo dove mettere a punto nuove sofisticate armi. Ma non c'è solo la dimensione militare dove ogni potenza lavora per sé. Ricerca ed esplorazione hanno stretto collaborazioni, con missioni comuni come per ExoMars, nata per cercare tracce di microrganismi nel sottosuolo del pianeta rosso. Il lancio era previsto nel 2022, ma con la rottura delle relazioni con Mosca è slittato al 2028. Rinviate anche quattro missioni europee che avrebbero dovuto partire con il razzo russo Soyuz. Il lancio del telescopio spaziale Euclid, per studiare l'evoluzione dell'universo e la materia oscura, si farà entro il 2023 ma con il razzo della SpaceX. Insomma, l'Europa dello spazio si riorganizza senza la Russia. A proseguire normalmente è la sola collaborazione a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.





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