Nuova udienza del processo per truffa ai danni di Banca del Titano
Secondo l’accusa la truffa è stata di almeno dieci milioni di euro. La “mente” sarebbe Stefano Marangoni, marchigiano, che figura tra gli imputati assieme a Maurizio Frezza e all’ex direttore di Banca del Titano Adriano Pace. L’istituto di credito fu commissariato nel 2006, perché a rischio bancarotta. Sempre secondo l’accusa Marangoni, tramite prestanomi, avrebbe organizzato il giro: per simulare il rilascio di garanzie, i beneficiari acquistavano dalla banca titoli “zero coupon” per la metà del prestito, titoli che poi avrebbero coperto l’intero ammontare dopo 25 anni. Il denaro invece si polverizzava in altri conti correnti. La difesa ha chiamato una serie di testimoni, che il commissario della legge Battaglino ha accettato di ascoltare “al buio”, come ha detto, poiché non ne conosce la rilevanza ai fini processuali. Dopo aver ascoltato nelle precedenti udienze gli ex vertici di Banca centrale e l’ex ispettore Caringi, che ha dipinto un quadro fosco sulla gestione della banca, confermando anomalie e irregolarità nell’assegnazione degli affidamenti, oggi sono stati ricostruiti alcuni dei rapporti tra imputati, prestanomi e altri collaboratori, che hanno messo in rilievo il giro d’affari messo in piedi tra San Marino e le Marche. Per una più chiara definizione dei flussi di denaro il giudice ha disposto una perizia contabile, e ci vorranno altri tre mesi per conoscerne l’esito: il reato dovrebbe prescriversi nel settembre 2011.
Francesca Biliotti
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