Operazione "Eclisse" della GdF di Rimini: quattro arresti e sequestri per cinque milioni di euro
Palermo, pur non avendo alcun titolo di studio, si faceva chiamare “Dottore” e girava con una fiammante Audi A6 targata Rsm. Era un sorvegliato speciale per precedenti pendenze con la giustizia e quindi gli era interdetta qualsiasi attività di carattere imprenditoriale. Per aggirare questo limite si è servito di tre donne-prestanome che hanno costituito tre società: un’anomina (I.C.C. le iniziali, sede a Dogana, capitale sociale 258mila euro) e la Srl Elephant (con domicilio fiscale al Consolato di San Marino a Rimini) a San Marino, e una Srl a San Clemente dove risiedeva. L’organizzazione operava nel settore dei rifiuti pericolosi e speciali: filtri dell’olio di mezzi pesanti che venivano convogliati e smaltiti nella sede distaccata a Crotone in Calabria dove la società facente capo a Giuseppe Palermo era riuscita ad accreditarsi, presso le autorità competenti, grazie a fidejussioni falsificate, millantando l’appartenenza al gruppo Q8 Italia e inesistenti collaborazioni con l’Università di Bologna.
Durante le indagini e con l’ausilio delle intercettazioni, la Guardia di Finanza ha scoperto che Palermo era in affari, mediante un intermediario riminese, con due usurai di Afragola, uno dei quali residente a Rimini e titolare della Sodano Group. Gruppo che, all’epoca dei fatti, gestiva due lussuosi alberghi: uno a Cattolica, l’altro a Cesenatico. Palermo è in carcere a Catanzaro, l’intermediario e un usuraio sono in carcere a Rimini, mentre l’altro usuraio è recluso a Poggio Reale. Tra i quattordici indagati anche un sammarinese, M.Z. le iniziali di 33 anni.
Luca Salvatori
GdF Rimini, operazione "Eclisse": intervista al comandante Enrico Cecchi