Operazione "Miraggio": l'Esecutivo indignato per le modalità dell'inchiesta
I membri dell’Esecutivo sammarinese si dicono “indignati”, per come è stata condotta questa operazione della Guardia di Finanza. Fiamme Gialle al consolato di San Marino a Rimini, comunicazioni alla stampa definite non vere, scorrette. Il caso è esploso questa mattina, con un lancio dell’agenzia Ansa che annunciava l’operazione “Miraggio”. San Marino come “lavatrice” di denaro proveniente da una truffa basata sul rilascio - in Italia - di fidejussioni fittizie. Questa l’ipotesi accusatoria della Procura di Roma che – al termine di un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza – ha emesso 11 ordinanze di custodia cautelare. Il meccanismo – secondo gli inquirenti – era relativamente semplice. Alcune società di intermediazione finanziaria – di Firenze, Roma e Napoli – rilasciavano polizze fideiussorie senza offrire effettive garanzie ai beneficiari. I proventi della truffa – 7 milioni e mezzo di euro – venivano spartiti tra i membri dell’organizzazione. E a questo punto viene citata San Marino. I soldi ricavati dalla truffa - schermati da fittizi rapporti commerciali con società operanti sul Titano - sarebbero stati trasferiti su conti correnti accesi presso banche della Repubblica. La Guardia di Finanza parla di un referente dell’organizzazione a San Marino. T.G. le iniziali: cittadino italiano ma residente sul Titano. L’uomo, ora in carcere, riceveva una percentuale del 5% sui proventi, per poi - sostengono le Fiamme Gialle - trasferire nuovamente in Italia il denaro. “Le autorità giudiziarie sammarinesi – ha spiegato la Guardia di Finanza – non sono state coinvolte nell’operazione”. “Falso” – hanno ribattuto i membri del Governo in conferenza stampa – “abbiamo collaborato, la rogatoria era già stata evasa in giugno dal nostro Tribunale”.
Ma la cosa che ha indignato maggiormente l’Esecutivo è stata la visita della Guardia di Finanza al Consolato di Rimini. Inizialmente si era parlato di una vera e propria perquisizione; una delle società di intermediazione nel mirino degli inquirenti - battevano le agenzie nel primo pomeriggio - risulterebbe essere domiciliata, addirittura, all’interno del Consolato stesso. “In realtà – fa sapere il Governo – si è trattato di una richiesta di informazioni. Le Fiamme Gialle avevano un mandato di perquisizione nei confronti di una persona che risulta domiciliata fiscalmente al consolato; ma si tratta di un equivoco: il domicilio fiscale è una procedura concordata con l’Agenzia delle Entrate di Rimini, al Consolato non c’è nessun documento fiscale utile alle indagini”. “Nonostante ciò - continua l’Esecutivo - la Guardia di Finanza ha diffuso una notizia falsa; prima ancora – per di più – che il fatto fosse avvenuto”. “Quando sbagliamo – ha detto il Segretario di Stato Gatti – facciamo autocritica; in questo caso ci troviamo di fronte ad un atteggiamento inaccettabile da parte di un nucleo della Guardia di Finanza”.
Gianmarco Morosini