I genitori di Nader, Sohrab e Tabandeh Payman sono arrivati a San Marino nel 1953. A spingerli fu l'impegno religioso: portare la fede Bahá'í anche nei Paesi dove non era conosciuta. Tra questi c'era San Marino. Così, in una conferenza di credenti a Stoccolma Tabandeh si offrì per venire nella piccola Repubblica. Da lì a poco la raggiunse il marito e insieme aprirono a Rimini e subito dopo sul Titano a Dogana, nel 1962, i primi storici negozi di tappeti persiani “Payman”.
Tessuti di alta qualità, scelti personalmente in Persia da Sohrab, oggi 101enne, e portati a San Marino. "Andava lui personalmente tre o quattro volte all'anno - spiega Nader -. Ricordo che mi ha chiesto più volte se volevo andare con lui a vedere il mio Paese d'origine, ma io rispondevo 'ma sì papà, ho tutta la vita per andare in Persia'. E alla fine non l'ho mai vista". E ora dopo 60 anni, “Payman” si prepara ad abbassare la saracinesca. Tappeti antichi, alcuni introvabili, oltre a una collezione privata del padre di Nader: oltre 600 pezzi in vendita a prezzi scontati per la liquidazione totale.
"A mio padre piange il cuore ogni volta che viene qua in negozio - continua Nader -. Lui sperava che uno dei due figli o uno dei tre nipoti portasse avanti l'eredità. Lui l'ha fatto sempre con molta passione". I genitori di Nader lasciarono l'Iran prima della caduta dello Scià e dell'instaurazione del regime integralista nel 1979. Le cronache degli ultimi mesi richiamano però attenzione di tutto il mondo e di chi ha un legame di sangue con quella terra: "Provo dispiacere per quello che sta succedendo - commenta Payman -. Io mi sento sammarinese, ma il legame d'origine c'è ancora. In Persia, io la chiamo ancora così, una volta si viveva come a Roma, non come nei Paesi arabi".
Nel video l'intervista a Nader Payman