Le tre esecuzioni per impiccagione sono avvenute all'alba, e poi annunciate ufficialmente dal ministero della Giustizia nipponico. Sono le prime dal 27 settembre 2012, e le prime dall'insediamento del governo conservatore di Shinzo Abe, il 26 dicembre. "Si tratta di casi di una crudeltà estrema in cui si sono perdute delle vite preziose", ha detto in una conferenza stampa il ministro della Giustizia Sadakazu Tanigaki, aggiungendo si aver ordinato le esecuzioni "dopo un esame approfondito". Uno dei condannati è un uomo di 44 anni che aveva violentato e ucciso una bambina di 7 anni nel 2004 e spedito la foto della vittima alla madre. Impiccati altri due uomini, rispettivamente di 29 e 62 anni. Il 19 gennaio, il ministro della Giustizia aveva già indicato in una intervista che non contava di riaprire il dibattito sulla pena di morte, "un sistema che ha il sostegno della maggioranza della popolazione". Secondo Tanigaki, ci sono attualmente 134 prigionieri nel braccio della morte in Giappone, dove nel 2011 non è avvenuta alcuna esecuzione. Sono riprese, però, nel marzo 2012 e, in totale, ce ne sono state sette. Dopo l'esecuzione del settembre scorso, l'Ue aveva chiesto alle autorità giapponesi di "considerare seriamente una moratoria" sulla pena di morte "in attesa della sua abolizione".
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