L'infarto è la prima causa di morte in Europa. Lo stesso vale per l' Italia, il 28% delle persone muore di questa patologia, poi ci sono i tumori. Gli "accidenti cerebrovascolari" sono al terzo posto.
Il numero di persone che si ammalano ogni anno di patologie cardiocircolatorie è in costante aumento. Si prevede, infatti, che in Europa, nel 2030, i decessi annui aumenteranno da 17 a 23 milioni.
Il laboratorio di emodinamica dell'ospedale di Pesaro è una eccellenza della sanità regionale ed interviene per pazienti che vengono da tutta la provincia.
Nel 2015 sono stati fatte 2048 procedure totali, 399 le urgenze gestite, 1735 coronarografie e su queste 922 angioplastiche, 204 quelle primarie ovvero in corso di infarto acuto. Si tratta di un intervento "salvavita" che riapre la coronaria ostruita, poi si inserisce una rete metallica (Stent) che permette di mantenere aperto il vaso. Se negli anni Novanta la mortalità intraospedaliera per infarto acuto era all'incirca del 12%, con l'introduzione di interventi di angioplastica primaria si è dimezzata, scendendo attorno al 6%.
Nel 98% delle coronarografie è stato praticato l'accesso dalla arteria radiale, molto meno invasivo di quello femorale che blocca il paziente a letto per almeno 8 ore. Nel video l'intervista a Lucia Marinucci, responsabile emodinamica e cardiologia interventistica San Salvatore Marche Nord.
Valentina Antonioli
Il numero di persone che si ammalano ogni anno di patologie cardiocircolatorie è in costante aumento. Si prevede, infatti, che in Europa, nel 2030, i decessi annui aumenteranno da 17 a 23 milioni.
Il laboratorio di emodinamica dell'ospedale di Pesaro è una eccellenza della sanità regionale ed interviene per pazienti che vengono da tutta la provincia.
Nel 2015 sono stati fatte 2048 procedure totali, 399 le urgenze gestite, 1735 coronarografie e su queste 922 angioplastiche, 204 quelle primarie ovvero in corso di infarto acuto. Si tratta di un intervento "salvavita" che riapre la coronaria ostruita, poi si inserisce una rete metallica (Stent) che permette di mantenere aperto il vaso. Se negli anni Novanta la mortalità intraospedaliera per infarto acuto era all'incirca del 12%, con l'introduzione di interventi di angioplastica primaria si è dimezzata, scendendo attorno al 6%.
Nel 98% delle coronarografie è stato praticato l'accesso dalla arteria radiale, molto meno invasivo di quello femorale che blocca il paziente a letto per almeno 8 ore. Nel video l'intervista a Lucia Marinucci, responsabile emodinamica e cardiologia interventistica San Salvatore Marche Nord.
Valentina Antonioli
Riproduzione riservata ©