Piersanti Mattarella: ritratto di un martire della lotta alla Mafia
Era il giorno dell'Epifania del 1980, quando un killer uccise Piersanti Mattarella, con 8 colpi di pistola. Il primo a soccorrerlo fu il fratello Sergio; l'istantanea – di quel momento drammatico – divenne un simbolo del prezzo altissimo, che può pagare, chi dice “no” alla Mafia. A volte, in una foto, può essere scritto il destino di una persona. E quel 6 gennaio cambiò la vita di Sergio, che - da tranquillo professore universitario -, raccolse l'eredità politica del fratello maggiore, fino a divenire Capo dello Stato. Piersanti Mattarella – figlio di un alto esponente della Democrazia Cristiana - nacque nel 1935, a Castellamare del Golfo, in provincia di Trapani. Laurea in giurisprudenza alla Sapienza, esponente dell’Azione Cattolica. Alla fine degli anni Cinquanta tornò in Sicilia e iniziò a fare politica con la DC; prima come consigliere comunale di Palermo, poi assessore regionale, infine la nomina a Presidente della Regione. Eliminazione di qualsiasi tipo di clientelismo, rinnovamento dell'apparato, lotta contro la criminalità organizzata: queste le linee guida della sua azione. Nel 1979, quando il deputato comunista Pio La Torre accusò l’assessorato all’Agricoltura siciliano di essere corrotto dalla mafia, Piersanti si unì a lui, richiedendo maggiore trasparenza e legalità. Fu in quel giorno, forse, che venne decisa la sua condanna a morte. Nonostante gli esecutori materiali non siano mai stati identificati con certezza, furono condannati in via definitiva boss di Cosa Nostra come Salvatore Riina e Bernardo Provenzano.
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