Pio Manzù, contro la povertà non ci sono più scuse

Pio Manzù, contro la povertà non ci sono più scuse.
Promuovere una cultura di pace aprendo la porta del dialogo. Nella giornata della consegna delle onorificenze dello Stato italiano, un obiettivo comune: non intendere più la persona come un mezzo, ma un fine, per il recupero della dignità umana. La lotta alla povertà riguarda tutti: governi, imprese, associazioni, mondo economico e finanziario.
Serve uno sforzo comune, un’alleanza globale per lo sviluppo, una nuova strategia di investimenti. Perché la povertà non è solo mancanza di reddito, ma di cultura, di diritti umani. Negli interventi la consapevolezza che la miseria materiale è ormai evidente anche nella vetrina dell’occidente, dove il possesso di beni non tutela dalla miseria spirituale.
“Serve una nuova economia morale che riporti al centro dell’attenzione l’uomo e i suoi bisogni, che restituisca coscienza e senso di responsabilità” ha sottolineato il Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola. “Perché non può esserci crescita reale e duratura senza il rispetto delle regole e necessari controlli”. E nel saluto del Segretario agli Esteri Fiorenzo Stolfi, l’impegno di un piccolo Stato che vuole dare il suo contributo, favorendo il dialogo e il confronto.
Tra i premiati con la medaglia d’oro due donne che lottano da anni per l’affermazione della dignità e per la difesa dei diritti: la First Lady della Siria Asma al-Assad e l’ex first lady nonché ex Ministro dell’istruzione e della Cultura del Mozambico, Graca Machel Mandela.
“Bisogna fare dell’uguaglianza e della giustizia una questione morale- ha detto Asma Al-assad. Serve una collaborazione tra i paesi per garantire a chi non ha nulla prosperità, progresso e sicurezza”. Il suo appello accorato ha riscaldato la platea del Pio Manzù. E’ tempo di cambiare. Bisogna farlo ora.
Nelle parole di Machel Mandela tutto l’orgoglio di una donna africana. “Troppo spesso – ha detto - veniamo rappresentate come le vittime peggiori di questo mondo, distrutte dalla miseria, da malattie normalmente curabili. Ma le donne africane sono forti, non si piegano, nonostante la povertà e reggono il continente da secoli. E oggi c’è una crescita del loro coinvolgimento nella politica segno che qualcosa, in Africa, sta cambiando”.

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