Più diritti per i detenuti: distribuito nelle carceri dell’Emilia-Romagna il nuovo Codice ristretto

Non solo sovraffollamento, ma anche poche opportunità di lavoro e formazione. Penalizzate soprattutto le donne. Il Garante regionale dei detenuti: “Le norme ci sono ma vanno applicate”. Vescovo Zuppi: "Punizione senza riparazione sarebbe solo vendetta"

Un piccolo passo per cercare di combattere la piaga delle morti in carcere nell'urgenza del sovraffollamento e delle difficili condizioni di vita dei detenuti, rese insostenibili dall'ondata di caldo. Quest'anno già in cinquantasette si sono tolti la vita, “una vera e propria emergenza, che ci deve interrogare”, ha dichiarato il vescovo e presidente della Cei, Matteo Zuppi, in visita ieri alla Dozza di Bologna.

Ben otto le delegazioni che si sono recate negli istituti penitenziari dell'Emilia Romagna per distribuire il nuovo Codice ristretto, la guida ai diritti dei detenuti, con un elenco delle loro possibilità, dalle misure alternative alle diverse tipologie di permessi.

Problema nel problema: la scarsità di opportunità sia di lavoro in carcere che di formazione. Le donne, anche in questo contesto, sono le più penalizzate. “Le norme ci sono ma vanno applicate”, spiega Roberto Cavalieri, Garante regionale dei detenuti. “La speranza è che si alzi il livello di sensibilità verso i reclusi, che sono comunque persone che conservano dei diritti”.

Per i detenuti stranieri, poi, le difficoltà sono ancora maggiori: hanno meno consapevolezza dei propri diritti rispetto alle pene alternative. “E' importante fare sì che i ragazzi abbiano una cultura giuridica basilare per poter avere una prospettiva reale di riscatto”, afferma il Presidente Ucoii Yessine Lafram. “La giustizia – dice Zuppi - è sempre riparativa, non è mai soltanto punitiva. E anche la punizione è in vista di una riparazione. Altrimenti sarebbe soltanto vendetta”.

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