Chiamarla delusione è poco. Credere che ci sia giustizia sociale in questo Paese è veramente assurdo. Il Collegio dei Garanti ha definito legittimo un provvedimento che definire vergognoso è un eufemismo. In un periodo in cui è evidente che il bilancio del nostro Stato è in sofferenza e quindi occorre trovare i soldi, il nostro Governo ha la bella idea di inasprire le imposte per i precari. Per chi non ne fosse a conoscenza l’articolo 44, comma 7 della legge finanziaria del 20 dicembre 2013 prevede un aumento della tassazione del 5% solamente per i dipendenti pubblici non a ruolo, che percepiscano uno stipendio lordo superiore ai 1800€ mensili. Questo 5% si va a sommare all’aumento della tassazione dell1,5% prevista per tutti i dipendenti pubblici. Il ricorso al Collegio dei Garanti presentato da Ps, Upr, Su, C10 e Rete, che noi precari ringraziamo pubblicamente, sottolineava come il succitato articolo di legge, rappresenti una violazione dell’articolo 13 della Dichiarazione dei Diritti dei Cittadini e dei Principi Fondamentali dell’ordinamento Sammarinese. Articolo che prevede che “Tutti i cittadini hanno l’obbligo di essere fedeli alle leggi ed alle istituzioni della Repubblica, di partecipare alla sua difesa e di concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. E’ opportuno sottolineare che il precario è colui che non ha la certezza di un posto di lavoro fisso e che quindi andrebbe indennizzato. Volendo anche sorvolare su questo piccolo particolare, è addirittura diabolico aumentare le tasse solo per chi non ha la certezza di un posto di lavoro rendendolo così “cornuto e mazziato”. Una pubblicità dice “Ti piace vincere facile?”. Questo è lo slogan ideale per questo Governo che fa la voce grossa con i più deboli e l’agnellino con i poteri forti. Il Governo sostiene che tale imposta sia stata concordata con i sindacati, che dal canto loro dicono che non ne sapevano nulla. Il Governo suggerisce di sollecitare i sindacati per la chiusura dell’accordo sulla PA per togliere questo provvedimento. I sindacati nicchiano perché è sempre meglio che ci rimettano in pochi (nessuno sa quanti siano i precari), piuttosto che tutta la PA. Basta con questo squallido scarica barile. E’ ora che ciascuno cominci ad assumersi le proprie responsabilità. Se da un lato è comprensibile che si pensi a ridimensionare gli stipendi della PA, non sarebbe auspicabile adottare un criterio di equità? Se è necessario fare sacrifici, li dobbiamo fare tutti e in eguale maniera. O è una utopia sperare questo a San Marino?
Comunicato stampa di un gruppo di precari della Pubblica Amministrazione di San Marino
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