A seguito del conflitto iniziato il 17 dicembre a Juba, capitale del Sud Sudan, dopo che il Presidente Salva Kiir ha accusato l’ex vice Presidente Riek Machar di un colpo di stato fallito, si prevedono pesanti scontri nelle zone settentrionali del Paese, luoghi per tradizioni della tribù Nuer, accusata di istigare il colpo di stato.
Questa area è anche la zona più ricca di petrolio.
Il conflitto conta già 3.000 morti e decine di migliaia di senzatetto.
Se i contrasti si intensificheranno si prevede un’ondata di persone dirigersi verso il Sudan in particolare verso gli Stati Sud Kordofan e White Nile: secondo quando dichiarato da un funzionario delle nazioni Unite diverse centinaia di persone hanno già attraversato il confine con il Sudan e da fonti autorevoli dello stato White Nile circa 30.000 rifugiati stanno per entrare nel Paese.
Anche in Uganda si è registrata una migrazione di Sud Sudanesi: dal Dipartimento dei Rifugiati dell’Uganda si dichiara che i profughi che hanno attraversato il confine sono dai 13.000 ai 30.000.
Coloro che si preparano a migrare sono per la maggior parte i rimpatriati nel Sud Sudan dopo la dichiarazione di indipendenza. Oltre il 50% dei rimpatriati si erano stanziati lungo i confini degli seguenti stati del Paese: Nord Bahr el Ghazal, Warrap, Unity e Upper Nile. Inoltre vi sono anche rifugiati sudanesi (in campi o lungo il confine) a seguito dell’instabilità e mancanza di rifornimenti nei campi profughi e la manovalanza sudanese che lavora nei campi petroliferi dello stato Unity.
E’ probabile che questo nuovo flusso di migranti si diriga in aree dove l’intervento umanitario è limitato come le zone legate al conflitto (Sud Kordofan, Blue Nile ed Est Darfur) e le aree remote (l’Est e il Sud Darfur).
Questo imminente afflusso di esuli potrebbe causare la distruzione della migrazione nomade, andando a incrementare la competizione per le limitate risorse, acuendo il conflitto tra le tribù dell’Est Darfur e del West Kordofan: circa 50.000 persone con milioni di greggi ogni anno migra tra Novembre e Dicembre verso il Sud Sudan in cerca di acqua e pascoli per il bestiame.
Plan Sudan - che lavora nel Paese dal 1977 - sta monitorando la situazione in particolare dei bambini che sono coloro che soffrono maggiormente durante le crisi umanitarie; ad oggi Plan Sudan segue 500 mila bambini con progetti ad Alaga, Edduweim, Guli, Kassala, River Atbara, nel Nord Kordofan e nel Nord Darfur.
Dal 2006 Plan si trova anche in Sud Sudan, si occupa di 20.000 bambini e lavora in Equatoria Centrale e Orientale, Nord Bahr El Ghazal e a Jongolei.
Questa area è anche la zona più ricca di petrolio.
Il conflitto conta già 3.000 morti e decine di migliaia di senzatetto.
Se i contrasti si intensificheranno si prevede un’ondata di persone dirigersi verso il Sudan in particolare verso gli Stati Sud Kordofan e White Nile: secondo quando dichiarato da un funzionario delle nazioni Unite diverse centinaia di persone hanno già attraversato il confine con il Sudan e da fonti autorevoli dello stato White Nile circa 30.000 rifugiati stanno per entrare nel Paese.
Anche in Uganda si è registrata una migrazione di Sud Sudanesi: dal Dipartimento dei Rifugiati dell’Uganda si dichiara che i profughi che hanno attraversato il confine sono dai 13.000 ai 30.000.
Coloro che si preparano a migrare sono per la maggior parte i rimpatriati nel Sud Sudan dopo la dichiarazione di indipendenza. Oltre il 50% dei rimpatriati si erano stanziati lungo i confini degli seguenti stati del Paese: Nord Bahr el Ghazal, Warrap, Unity e Upper Nile. Inoltre vi sono anche rifugiati sudanesi (in campi o lungo il confine) a seguito dell’instabilità e mancanza di rifornimenti nei campi profughi e la manovalanza sudanese che lavora nei campi petroliferi dello stato Unity.
E’ probabile che questo nuovo flusso di migranti si diriga in aree dove l’intervento umanitario è limitato come le zone legate al conflitto (Sud Kordofan, Blue Nile ed Est Darfur) e le aree remote (l’Est e il Sud Darfur).
Questo imminente afflusso di esuli potrebbe causare la distruzione della migrazione nomade, andando a incrementare la competizione per le limitate risorse, acuendo il conflitto tra le tribù dell’Est Darfur e del West Kordofan: circa 50.000 persone con milioni di greggi ogni anno migra tra Novembre e Dicembre verso il Sud Sudan in cerca di acqua e pascoli per il bestiame.
Plan Sudan - che lavora nel Paese dal 1977 - sta monitorando la situazione in particolare dei bambini che sono coloro che soffrono maggiormente durante le crisi umanitarie; ad oggi Plan Sudan segue 500 mila bambini con progetti ad Alaga, Edduweim, Guli, Kassala, River Atbara, nel Nord Kordofan e nel Nord Darfur.
Dal 2006 Plan si trova anche in Sud Sudan, si occupa di 20.000 bambini e lavora in Equatoria Centrale e Orientale, Nord Bahr El Ghazal e a Jongolei.
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