Price cap "dinamico". Eurodeputato Salini: "Tardivo. Europa ancella delle grandi potenze"
Quel che emerge è un' Europa poco coesa, in ostaggio di se stessa. Soprattutto – dice Salini - “è un'Europa che non ha i tempi delle sfide globali
La Commissione europea risponde ai continui rincari di energia con la proposta di un price cap dinamico e temporaneo, versione decisamente più soft rispetto al price cap vecchia maniera. La strategia di Bruxelles prevede più vincoli agli Stati membri e alla volatilità dei prezzi, maggiore solidarietà in caso di carenze delle forniture e la prospettiva di un indice di riferimento che faccia da contraltare al tanto criticato Ttf, la borsa di Amsterdam.
I dettagli saranno noti se si arriverà ad un accordo di principio, ha dichiarato la Ursula von der Leyen. Ma la strada è tutta in salita. Non cedono Olanda, Germania e Austria – ribattezzati i falchi del nord - e c'è il rischio di un nuovo scontro al vertice europeo, in agenda domani e venerdì.
“Oggi è difficile valutare il reale impatto di una misura come questa, certamente tardiva” - commenta il deputato al Parlamento europeo Massimiliano Salini. “ Gli effetti di questo ritardo si stanno già vedendo drammaticamente: molti stanno valutando la possibilità di delocalizzare le produzioni verso aree del mondo in cui l'energia costa meno e probabilmente costerà meno anche in futuro”. "Un ritardo - aggiunge - che speriamo venga compensato dalla bontà di interventi che sulla base dei contenuti della proposta, così come è stata presentata in questa fase, non è ancora sufficiente a far tirare un sospiro di sollievo.
La vaghezza sul tema del prezzo non è adeguatamente controbilanciata dai pur ottimi interventi sul tema degli acquisti e degli stoccaggi condivisi, sulla solidarietà fra paesi, perché il problema è più alla fonte: reperire sul mercato la materia prima determinante per la manifattura europea, per poi costruire politiche di prezzo meno ballerine di quelle che sembrano contenute nella proposta”.
Quel che emerge è un' Europa poco coesa, in ostaggio di se stessa. Soprattutto – dice Salini - “è un'Europa che non ha i tempi delle sfide globali, è un'Europa che vive da ancella delle grandi potenze, che non ha il ritmo decisionale da grande potenza. E' sempre in ritardo, e al suo interno capricci tra paesi che molto spesso sono figli della scadente – ormai dobbiamo ammetterlo – leadership tedesca, che pur essendo portatrice della più grande economia europea non è certamente portatrice di una leadership reale, capace di unire l'intero continente. E le conseguenze sono queste”.
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