Primi arresti per truffa settore ambientale

Primi arresti per truffa settore ambientale.
Lungo l’elenco delle persone arrestate, le cui responsabilità, lo ricordiamo, sono al momento ipotesi di reato. Fra i nomi più di spicco quello del dirigente del servizio risorse idriche e smaltimento rifiuti della Provincia di Forlì-Cesena, Tolmino Giunchi. Per lui l’accusa è di corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio, concussione e favoreggiamento. Sempre fra i funzionari pubblici: Gaetano Rizzi, dirigente del servizio attività tecniche dell’Ausl di Forlì e Fabrizio Ruscelli, geometra di quell’ufficio. Per loro l’ipotesi e di truffa aggravata in concorso. In carcere sono finiti anche Giacomo e Roberto Laghi, padre e figlio, titolari dell’omonima ditta forlivese con l’accusa di associazione a delinquere, truffa aggravata, falsità materiale e ideologica. Meno pesante la contestazione a Paola Vitali, impiegata amministrativa della stessa azienda: truffa aggravata a continuata in concorso. Ipotesi di reato di associazione a delinquere anche per Deri Gorzanelli, imprenditore forlivese. Milena Mugnai, presidente del Consiglio di Amministrazione della ditta Mengozzi, è accusata invece di corruzione, rivelazioni e utilizzazioni di segreti d’ufficio. Ancora da eseguire due ordini di custodia in carcere sui quali, ovviamente, c’è il massimo riserbo. Agli arresti domiciliari invece Antonio Antoniacci, socio della Azienda Agricola di Cesena, per il reato di corruzione; la stessa accusa per Alceo Sbaraglia, amministratore delegato della Romagnola Strade di Bertinoro e per Italo Turatti direttore tecnico di Gesturist di Cesenatico. Sempre agli arresti domiciliari Maurizio Rampi, riminese, dipendente di Trenitalia, con l’accusa di rivelazioni e utilizzazione di segreti d’ufficio. Accusa di favoreggiamento invece per tre dipendenti dell’Arpa di Forlì: Gilberto Zecchi, direttore, Carla Gramellini dirigente del laboratorio e Susanna Ricci dirigente del servizio territoriale. Stessa accusa per Claudia Casadei, impiegata della provincia. Pesante la contestazione mossa a due dirigenti dell’Hera: Giancarlo Randi, legale rappresentante e Antonio Maroni responsabile delegato delle reti. L’ipotesi di reato è: tentato avvelenamento di acque e sostanze alimentari. La posizione di Maroni è ulteriormente aggravata dal rinvenimento nella sua abitazione di un mitra Thompson funzionante con caricatore e munizioni.

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