Privacy: i procedimenti Antitrust 'contro' Whatsapp e quel rischio di perdere il controllo della propria vita virtuale

Quello degli smartphone è un mondo magico, colorato, fatto di giochi, fotografia, musica e parole. Tante parole, digitate in continuazione sulla tastiera a schermo per mantenere i contatti con il mondo esterno. I tempi delle lettere spedite alla nonna lontana e sigillate con la saliva sembrano il ricordo di un'era geologica remota, ma questo lo sapevamo già dagli anni del boom di Internet. Il problema è che, con i sistemi di comunicazione attuali, a posto della nonna potrebbe esserci qualche altro 'lettore', magari malintenzionato.

Esempi di cattivo uso del mezzo tecnologico arrivano proprio dalla cronaca locale. A settembre, nel riminese, la notizia di una ragazza 17enne vittima di un abuso nel bagno di un locale. L'amica aveva filmato il fatto e il video era finito sui telefoni di altre persone perché condiviso tramite Whatsapp. Oppure il caso del 25enne che ha pubblicato su Facebook foto intime della ex scattate quando lei aveva 13anni.

Per la difesa della privacy, in senso generale, si sono attivate le istituzioni. Ultima l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ha avviato due procedimenti nei confronti di Whatsapp. L'Antitrust, tra le altre cose, sospetta che la società che offre servizi di messaggistica abbia costretto gli utilizzatori ad accettare termini contrattuali che prevedono la condivisione di dati personali con Facebook.

Nel servizio, l'intervista a Gabriele Faggioli, presidente dell'Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica


Mauro Torresi

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