Problemi al cuore: l'esperto spiega i segnali da non sottovalutare e come calcolare il proprio rischio
Sono diversi i campanelli d'allarme che potrebbero segnalare una patologia cardiaca: è importante conoscerli per non sottovalutarli, soprattutto in presenza di fattori di rischio. Ecco come fare per una prevenzione efficace
Quel dolore svanirà o è ora di consultare il medico? Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte in Italia, essendo responsabili del 34,8% di tutti i decessi: 31,7% nei maschi e 37,7% nelle donne. Il 29 settembre si è celebrata la Giornata Mondiale del Cuore, promossa dalla Word Heart Federation, con l'obiettivo di informare sull'importante ruolo della prevenzione. Proprio quest'ultima, assieme a diagnosi precoce e informazione rappresenta la strategia più efficace per contrastare le malattie cardiovascolari. Dunque, come capire se potremmo soffrire di un reale problema cardiaco? Ne abbiamo parlato con il Professor Piero Montorsi, Ordinario di malattie cardiovascolari all'Università Statale di Milano, Direttore del Dipartimento di Cardiologia Interventistica dell'Ospedale Monzino di Milano - primo ospedale italiano tra le eccellenze mondiali in cardiologia secondo la rivista statunitense Newsweek -.
Professore, quali sono i sintomi che devono farci pensare un problema al cuore?
I sintomi cardiologici sono tanti ma possiamo qui elencare quelli delle principali patologie:
- Cardiopatia ischemica. E’ la malattia delle arterie del cuore, chiamate coronarie, ed è la patologia cardiologica più frequente nell’adulto al punto che ogni sintomo cardiologico deve essere in prima ipotesi attribuito a questa condizione. Se abbiamo uno stile di vita non proprio virtuoso e non controlliamo i principali fattori di rischio per le malattie vascolari, le coronarie si possono ammalare in anticipo (rispetto all’età) e possono restringersi, diminuendo l’apporto di sangue al cuore durante uno sforzo fisico o uno stress emotivo. Il sintomo principe è l'angina pectoris: si tratta di un dolore che compare al centro del torace, che si può irradiare al collo, alla mascella inferiore, alle orecchie, al dorso (interscapolare) e - qualche volta - anche al braccio sinistro e al braccio destro. Le caratteristiche possono essere di dolore vero e proprio oppure può essere percepito come pesantezza, una sensazione di restringimento o di qualcosa che schiaccia - come un peso sopra al torace. I sintomo si verifica con una sequenza caratteristica: è sempre (o quasi) presente un fattore scatenante (lo sforzo), un fattore di miglioramento (sosta) e un fattore di riproducibilità (dolore che ricomincia se si riprende l’attività che lo ha scatenato).• Perché viene il dolore toracico: il cuore necessita di più ossigeno perché impegnato in uno sforzo, la coronaria ristretta non riesce a compensare le richieste (in gergo discrepanza tra richiesta ed apporto di ossigeno ai tessuti) e si genera il dolore cardiaco. La classica situazione che racconta il paziente è la seguente: esce di casa, magari in una giornata fredda, percorre a piedi 50 metri e avverte dolore al petto. Non sa di cosa si tratti perchè non lo ha mai avvertito prima e si preoccupa. Si ferma ed entra in un bar. Al caldo e a riposo il dolore sparisce, quindi il soggetto pensa si sia trattato di un qualcosa di poco conto, ma quando esce e ricomincia a camminare, il dolore ritorna. Non solo lo sforzo fisico, può causare dolore al torace ma anche lo stress emotivo provocato da una discussione, una riunione di lavoro o anche dalla visione di un film in tv: il cuore aumenta la pressione arteriosa e la frequenza dei battiti ma, causa la stenosi della coronaria, passa poco sangue e si avverte dolore. E’ quindi importante chiarire bene la situazione in cui compare il dolore, anche in assenza di sforzo fisico. La presenza di angina pectoris in un soggetto con fattori di rischio coronarico come il diabete, la pressione alta, il fumo, il colesterolo alto o la sedentarietà rende la diagnosi di coronaropatia quasi certa. E’ quindi opportuno consultare il medico, il quale probabilmente prescriverà degli esami ulteriori diagnostici, come un test da sforzo. A volte la situazione descritta è più sfumata e meno evidente però la sensazione di malessere al centro del torace e la sequenza sono dei campanelli d'allarme da non sottovalutare. Talvolta la cardiopatia ischemica può essere anche indolore e allora la si scopre per caso, eseguendo un elettrocardiogramma riposo o da sforzo per motivi diversi da quelli clinici (rinnovo patente o polizza assicurazione, controllo per intervento chirurgico programmato etc): è così nel 50% dei casi. Si parla allora di ischemia miocardica silente che vale tanto quanto quella manifesta.
- Scompenso cardiaco: lo scompenso cardiaco è il risultato di una riduzione della forza contrattile del cuore con conseguente calo della gettata cardiaca e della perfusione di vari distretti del nostro organismo. Le cause di scompenso sono molteplici: ad esempio malattie valvolari, coronaropatia o cardiomiopatia dilatativa primitiva. Il sintomo principale è la mancanza di respiro durante l'attività fisica che limita la normale attività quotidiana del paziente in gradi diversi. In questi casi, è importante non minimizzare i sintomi ma rivolgersi al medico/cardiologo che approfondirà il quadro clinico con una visita, un elettrocardiogramma ed ecocardiografia cardiaca.
- Disturbi legati al ritmo cardiaco: il cuore batte o troppo veloce o troppo lento provocando svenimento e malessere, fino ad arrivare alla sincope (quando si cade a terra privi di sensi). Se il cuore batte troppo veloce (fino anche >200battiti/’) si parla di tachicardia parossistica. La palpitazione inizia quasi sempre a riposo, può durare da pochi minuti a ore e termina sia bruscamente che gradualmente. La problematica può essere squisitamente ‘elettrica’ in un cuore strutturalmente integro oppure esito di una funzione contrattile severamente ridotta. In altri casi invece il problema è di una riduzione improvvisa della frequenza cardiaca con calo pressorio e malessere/svenimento o sincope. Solitamente ne soffrono gli anziani, a volte la causa possono essere alcuni farmaci. E' il classico caso in cui potrebbe servire un peacemaker.
In generale, quando si presentano sintomi mai avuti prima, in grado di metterci in difficoltà e di spaventarci, meglio cercare di approfondire e non minimizzare.
Parliamo ora di chi dovrebbe fare particolare attenzione ai sintomi appena descritti: quali sono i fattori di rischio?
I fattori di rischio legati alle cardiopatie sono:
- Diabete
- Pressione alta
- Fumo
- Colesterolo alto
- Sedentarietà
- Familiarità. Ovvero se c'è stato un infarto o un dolore al petto nei nostri genitori in età ancora relativamente giovane: ad esempio papà prima dei 55 anni e mamma prima dei 65.
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Prevenzione: lo stile di vita e i controlli da effettuare per non correre rischi in termini di patologie cardiovascolari
Mentre la donna con ciclo mestruale è protetta dagli ormoni, tra i 55 e i 65 anni - con l'arrivo della menopausa - il rischio aumenta e raggiunge quello degli uomini (naturalmente più esposti alle patologie cardiovascolari). Quindi in questa fase meglio programmare un primo controllo dal medico. Alimentazione e attività fisica sono fondamentali per fare prevenzione, come la dieta mediterranea (che preveda un po' di tutto ma in quantità moderata) e attività quali la camminata, fare le scale e se si riesce altre attività aerobiche, ovvero quelle in grado di mantenere lontane le malattie del cuore. L' uomo invece è meglio che inizi a monitorarsi dai 40 anni, soprattutto se c'è una predisposizione. Questo perchè se iniziano a presentarsi piccoli segnali - magari silenti - siamo ancora in grado di intervenire per tempo. L'uomo di mezza età (50-60 anni) deve fare un esame del sangue, un elettrocardiogramma e, se indicato, un test da sforzo. Se non si riscontra nulla si può stare tranquilli per diverso tempo altrimenti si può iniziare a modificare il proprio stile di vita o - se serve - ricorrere ai rimedi farmacologici. Fondamentali per aiutarci nella prevenzione sono poi le carte del rischio cardiovascolare, brevi questionari del Progetto Cuore - realizzato dal Ministero della Salute Italiano – compilabili online, in grado di indicarci quale è la nostra probabilità di andare incontro ad un evento cardiovascolare maggiore - infarto o ictus - nei 10 anni successivi alla compilazione. E' sufficiente inserire alcuni dati, come i valori del colesterolo totale, il colesterolo HDL, l'età, il sesso e poco altro per scoprire quale è il proprio rischio. Quindi chiunque può farlo, verificare il punteggio e decidere in base ad esso se consultare il medico. Se - ad esempio - ho il 5% di rischio, quindi lieve, posso semplicemente ripetere il questionario dopo 3 o 4 anni. Se invece ottengo come risultato il 20%, significa che ho un rischio alto ed è meglio che ne parli con il medico per capire cosa fare. La maggior parte della popolazione ha un rischio intermedio (>5-<20%): la strategia è identificare i lati deboli e trattarli secondo le linee guida.
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