Doveva essere l’udienza dei testimoni chiave, ma tutto è stato sospeso e rinviato per sospetta illegittimità costituzionale. Sul banco degli imputati, l’ex comandante della Gendarmeria Marcello Biagioli, accusato di falso in atto pubblico, e il figlio Carlo, avvocato, chiamato in causa per compartecipazione nello stesso reato. Devono rispondere di falsificazione di un foglio di servizio, per aver aggiunto una nota su un controllo effettuato da una pattuglia, che in realtà non sarebbe mai avvenuto. Secondo gli avvocati della difesa sarebbe stata violata la legge nella parte in cui impone di procedere per tutti i reati secondo le norme previste per la procedura sommaria. Il Commissario della legge Vittorio Ceccarini ha così concesso alle parti 20 giorni di tempo per presentare proprie memorie in merito, al termine dei quali si pronuncerà sulla questione. Se la riterrà fondata, dovrà trasmettere tutto al Collegio dei Garanti, in caso contrario si andrà avanti col processo.
Ma l’udienza è terminata con un colpo di scena. Il giudice ha tirato in ballo il comunicato con cui l’Ordine degli avvocati lamentava la mancata risposta alla propria richiesta di poter accedere al fascicolo processuale. Il Commissario Ceccarini ha infatti sostenuto di aver riferito al presidente degli avvocati di non essere tenuto a fornire gli atti fino a che tutto non sarà concluso. Il rappresentante dell’Ordine presente, Gian Nicola Berti, avrebbe voluto replicare ma il giudice lo ha allontanato dall’aula.
Ma l’udienza è terminata con un colpo di scena. Il giudice ha tirato in ballo il comunicato con cui l’Ordine degli avvocati lamentava la mancata risposta alla propria richiesta di poter accedere al fascicolo processuale. Il Commissario Ceccarini ha infatti sostenuto di aver riferito al presidente degli avvocati di non essere tenuto a fornire gli atti fino a che tutto non sarà concluso. Il rappresentante dell’Ordine presente, Gian Nicola Berti, avrebbe voluto replicare ma il giudice lo ha allontanato dall’aula.
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