DIRITTI

Promosso con qualche riserva, il rapporto del Comitato anti tortura del Consiglio d'Europa su San Marino

Complessivamente soddisfacente il rapporto che il comitato anti tortura del consiglio d'Europa ha redatto su San Marino nel settembre del 2022

Promossi, pur con qualche raccomandazione che rimane da soddisfare, sia il Carcere che la casa di riposo “La Fiorina” entrambi sotto la lente di valutazione della della V visita periodica del Comitato anti tortura del Consiglio d'Europa, che nel 2013 aveva formulato una serie di raccomandazioni.

Secondo il rapporto, non sono pervenute denunce di maltrattamenti negli istituti visitati. Per quanto riguarda la privazione della libertà da parte delle forze dell'ordine, il Comitato ha sottolineato i progressi compiuti per rafforzare le garanzie contro i maltrattamenti, sia per quanto riguarda i diritti del detenuto che per le condizioni materiali del carcere, dotato di cortile, biblioteca, sala comune con televisione e giochi da tavolo, un equipe medica specializzata.

Per quanto riguarda il ricovero coatto in psichiatria, il rapporto ricorda però che le due stanze utilizzate nel pronto soccorso dell'ospedale civile sammarinese non sono adatte a pazienti in crisi acuta (e chiede di essere informato sullo stato di avanzamento del progetto per creare stanze sicure per questi pazienti) e che resta ancora da rendere operativo il sistema di cartella clinica elettronica.

Bene sul fronte diritti del detenuto, sui quali, “contrariamente a quanto era in vigore nel 2013, oggi è informato in modo puntuale” si legge nel rapporto. Il comitato invita infine ad investire sulla formazione specifica, per tutto il personale che svolge funzioni di sorveglianza, compresi i volontari.

Generalmente positiva l'impressione sulla casa di riposo “La Fiorina”, in particolare per quanto riguarda le condizioni materiali, l'organico, nonché le cure e le attività offerte ai residenti. Le raccomandazioni si limitano a migliorare l'accesso dei residenti al giardino ed a valutare la capacità di ciascun residente di fornire il consenso, in particolare quando il collocamento è autorizzato dai familiari. Più in generale, - conclude il rapporto - ”è necessario un quadro giuridico chiaro e dettagliato per l’inserimento in case di cura senza consenso, in quanto le restrizioni equivalgono alla privazione della libertà”.

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