Protesi Pip. Le Associazioni che tutelano i malati contro l’ipotesi di sostenere solo le operazioni prescritte dai medici
“Se qualcosa sfugge dalle maglie del controllo del ministero della Sanità tocca allo Stato pagare”. L’associazione CittadinanzAttiva di Bologna non ha ancora preso una posizione ufficiale ma lascia ampiamente intendere che si aspetta una sola risposta dalla Regione Emilia Romagna. Ricapitoliamo i fatti: 331 protesi mammarie Pip, quelle che hanno creato allarme nel mondo, impiantate in Regione. Il numero più alto, in proporzione, a Rimini: 126. 81 le donne operate e poi richiamate per i controlli nel capoluogo romagnolo: 15 di loro probabilmente dovranno sottoporsi ad un nuovo intervento chirurgico ed i costi saranno sostenuti dal servizio sanitario. Le altre 66 dovranno semplicemente proseguire l’iter sanitario previsto per ogni donna operata al seno. Ma per ragioni che si possono facilmente comprendere molte di loro potrebbero scegliere di togliersi le protesi che stanno allarmando il mondo. Senza indicazione medica tuttavia non avranno il sostegno sanitario. “Trovo l’ipotesi ingiusta ed ingiustificabile- fa sapere l’associazione cittadinanza attiva di Bologna, che in queste ore si sta confrontando sulla questione con i distaccamenti romagnoli- Il sistema sanitario deve farsi carico di questi costi perché quando si concede il via libera ad una terapia quest’ultima deve essere approvata dagli organismi statali. In questo contesto bisogna rispettare il volere di ogni donna coinvolta. Visti i numeri in questione ed il livello sanitario di una regione come l’Emilia Romagna, siamo certi che si agirà nella piena tutela del volere di ogni donna operata. Tanto più che l’Emilia Romagna potrà sempre rivalersi sulla ditta produttrice.
Sara Bucci
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