Una delegazione del Consiglio per i diritti umani presso il Cremlino ha confermato, dopo una ispezione, la violazione dei diritti dei detenuti denunciata la scorsa settimana con una lettera da Nadezhda Tolokonnikova, la leader delle Pussy Riot ricoverata in ospedale dopo uno sciopero della fame per protestare contro le minacce di morte ricevute e le inumane condizioni di vita e di lavoro della sua colonia penale, in Mordovia. Lo riferisce Interfax, citando uno dei membri del Consiglio, Pabel Cikov, marito di Irina Khrunova, legale della Tolokonnikova. ''Tutti i membri della commissione del consiglio che hanno visitato la colonia - spiega - concordano che i fatti descritti da Nadezhda Tolokonnikova sono confermati'', in particolare lo sfruttamento delle detenute che lavorano 12-16 ore al giorno senza giorni di riposo con una retribuzione mensile di 1200-1300 rubli (circa 30 euro) e l'oppressione di alcune detenute verso altre. Tre dei quattro membri della delegazione, pero', secondo Lenta.ru, sostengono che lo sciopero della fame della detenuta e' stato ''ispirato, organizzato e coordinato da fuori, come pure il sostegno mediatico'', puntando il dito contro il marito, Piotr Verzilov, la sua avvocata, Irina Khrunova, e lo stesso Cikov, che e' anche capo dell'ong Agora.
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