Qatar: Arabia Saudita ed altri Paesi sunniti "rompono" clamorosamente con Doha
Erano oltre 60.000 ieri sera a Manchester, per il concerto di Ariana Grande e delle altre popstar. Hanno reso omaggio alle vittime dell'infame attentato all'Arena, ma soprattutto hanno sfidato la paura. Perché nel Regno Unito, ormai è chiaro – dopo la strage di Londra, rivendicata dal DAESH – il pericolo è ovunque, e Forze dell'Ordine ed Intelligence faticano a controllare i foreign fighters di ritorno, e soprattutto le migliaia di immigrati di seconda e terza generazione a rischio di radicalizzazione. Uno dei killer di London Bridge – un 27enne - era comparso tempo fa in un documentario sull'integralismo islamico nel Regno Unito, mentre srotolava una bandiera dell'Isis a Regent's Park. Scotland Yard – dal canto suo - continua a dare la caccia ai fiancheggiatori del commando: arrestate altre persone, dopo le 12, delle ore precedenti. “Il mondo libero è sotto attacco”, ha dichiarato Theresa May, che – con le elezioni dietro l'angolo – vede scemare, di giorno in giorno, il vantaggio nei confronti di Jeremy Corbyn. Il leader laburista ha chiesto le dimissioni della Premier per i tagli alle forze di Polizia, e l'alleanza ferrea e la vendita di armi all'Arabia Saudita. Senonché – proprio Riad – si è fatta oggi capofila di una iniziativa clamorosa: la rottura totale dei rapporti con il Qatar. Decisione alla quale si sono uniti anche Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Egitto, e il Governo yemenita con sede ad Aden. All'origine di tutto, è stato detto, l'appoggio di Doha ad una serie di gruppi jihadisti. Sulle reali motivazioni di questo terremoto abbiamo sentito l'analista Michele Chiaruzzi, dell'Università di San Marino. Le conseguenze di questa rottura sono pesanti. Arabia Saudita, Emirati e Bahrein hanno decretato non solo l'espulsione dei diplomatici, ma anche di tutti i cittadini del Qatar. Stop anche al traffico aereo e marittimo verso il Paese.
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