Amnesty International, l’organizzazione impegnata dal 28 maggio 1961 nella difesa dei diritti umani, ha presentato il rapporto annuale 2011. La crescente richiesta di libertà e giustizia in Medio Oriente e nell'Africa del Nord e l’uso crescente in questi paesi dei social media su internet offrono un'opportunità storica per un cambiamento favorevole ai diritti umani. Drammatici i dati presentati il 12 maggio a Roma e a Londra e che riguardano la situazione in 157 Paesi. Nel 2010, sono stati documentati casi di tortura o di altre forme di maltrattamento in almeno 98 Paesi, processi iniqui in almeno 54 Paesi, limitazioni illegali della libertà in 89 Paesi, in 23 Paesi sono state eseguite condanne a morte e in 67 sono state emesse condanne a morte. Lo sottolinea l’annuale rapporto di Amnesty International. Il rapporto mette in risalto come sia in corso una battaglia epocale per il controllo dell'accesso all'informazione, dei mezzi di comunicazione e delle nuove tecnologie della rete, proprio mentre i social network alimentano nuove forme di attivismo che i governi cercano di irreggimentare, come si è visto in Tunisia ed Egitto con i tentativi di bloccare l'accesso a Internet e ai servizi di telefonia mobile.
O in Cina e Iran, dove «i governi assoldano blogger filogovernativi per reprimere gli attivisti». Questo cambiamento storico corre sul filo del rasoio. «La gente sfida la paura», ha dichiarato Christine Weise, presidente della Sezione Italiana di Amnesty, «scende in strada e prende la parola nonostante le pallottole, le percosse, i gas lacrimogeni e i carri armati. Questo coraggio, insieme alle nuove tecnologie che aiutano gli attivisti ad aggirare e denunciare la violenta repressione delle proteste pacifiche, sta dicendo ai governi repressivi che i loro giorni sono contati».
Antonio Prenna
O in Cina e Iran, dove «i governi assoldano blogger filogovernativi per reprimere gli attivisti». Questo cambiamento storico corre sul filo del rasoio. «La gente sfida la paura», ha dichiarato Christine Weise, presidente della Sezione Italiana di Amnesty, «scende in strada e prende la parola nonostante le pallottole, le percosse, i gas lacrimogeni e i carri armati. Questo coraggio, insieme alle nuove tecnologie che aiutano gli attivisti ad aggirare e denunciare la violenta repressione delle proteste pacifiche, sta dicendo ai governi repressivi che i loro giorni sono contati».
Antonio Prenna
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