"Re Nero": San Marino coinvolta nell'inchiesta
Ad aprire questo nuovo filone d’inchiesta che coinvolge San Marino è il pm Fabio Di Vizio, titolare dell’operazione denominata “Re Nero” che mira a perseguire quella che si ritiene una esportazione illecita di danaro dall’Italia verso istituti di credito della Repubblica di San Marino. La Guardia di Finanza, lo ricordiamo, ha bloccato un furgone portavalori che stava trasportando 2,6 milioni di euro verso il Titano. Il denaro proveniva dalla sede forlivese della Banca d’Italia ed era destinato alla Cassa di Risparmio di San Marino. Secondo le Fiamme Gialle a dare ordine alla Banca d’Italia di consegnare ai portavalori la somma di danaro è stato il Monte dei Paschi di Siena che, a sua volta, riceveva tale disposizione dall’istituto sammarinese.
Intanto da Forlì emergono alcuni aspetti dell’operazione. L’attenzione degli inquirenti è concentrata sui codici previsti dalla normativa europea sull’antiriciclaggio. Si parla di codici non corretti assegnati all’Istituto sammarinese che, secondo gli inquirenti, non consentivano un movimento di denaro così ingente. Del regolamento 1889/2005 dell’Unione Europea, entrato in vigore il 15 giugno del 2007. I codici a cui si fa riferimento sono quelli previsti per il controllo in materia di antiriciclaggio e che vanno a costituire l’archivio unico informatico. Da questi, di fatto, derivano le categorie e la rispettiva soglia dei movimenti di denaro. Dati che devono confluire all’Ufficio Informazione Finanziaria della Banca d’Italia. Il regolamento comunitario invece si riferisce al movimento di denaro delle persone fisiche e non degli operatori finanziari. Quella della magistratura forlivese è un’interpretazione che viene fortemente contestata sul Titano e che continuerà a far discutere in questi giorni.