Reati informatici, i consigli per non cadervi
Fenomeno che si allarga. Come identificarli e come difendersi. Il punto con il Comandante del Reparto Operativo di Polizia Giudiziaria
La truffa corre online. Si chiama phishing, reato informatico sempre più diffuso, tanto da salire tra le priorità, dal punto di vista investigativo, per la Polizia Postale. Fishing, termine ombrello poi declinato coniando altre voci, in base al medium usato per truffare, oltre alla mail: ecco allora lo smishing, se per sms o whatssup; e il vishing, se per telefono. Per una tecnica in continua evoluzione: “Inviano messaggi con i quali vengono estorti codici identificativi di eventuali rapporti - spiega il Comandante del Reparto Operativo di Polizia Giudiziaria, Federico Angelini - poi utilizzati per compiere operazioni fraudolente ai danni della persona. Ma assistiamo anche ad una fase ulteriore – aggiunge il tenente Angelini - oltre all'acquisizione dei codici, la vittima viene anche contattata telefonicamente, e vengono acquisiti ulteriori dati, differenti dalle credenziali, dati strettamente personali, per poi procedere a commettere altri reati specifici”. Dalla Gendarmeria i consigli per non cadere nell'inganno, proteggendo i propri dati: “Quello che possiamo dire è di non 'aprire' i messaggi - sia che arrivino tramite mail, sia tramite sms - e ignorarli, per poi rivolgersi all'autorità di Polizia, che darà indicazioni su come procedere, con eventuali denunce e anche su come trattare tecnicamente il messaggio ricevuto”.
Nel video, l'intervista al tenente Federico Angelini, Comandante del Reparto Operativo di Polizia Giudiziaria
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