Rientrati i tecnici italiani rapiti in Libia

Rientrati i tecnici italiani rapiti in Libia.
"Ci siamo liberati da soli" hanno detto ai pm Gino Pollicardo e Filippo Calcagno che sarebbero stati tenuti prigionieri da un gruppo islamista non direttamente riconducibile all'Isis, quasi certamente una banda di criminali comuni. Hanno subito violenze psicologiche e fisiche i due tecnici italiani tenuti ostaggio in Libia per quasi otto mesi. Lo hanno raccontato oggi agli inquirenti. Gli ostaggi italiani in questi 8 mesi di prigionia, secondo quanto si apprende, sarebbero stati picchiati con calci e pugni e in alcuni casi colpiti con il manico del fucile. Le violenze sarebbero state anche di natura psicologica alla luce del fatto che i carcerieri a volte non somministravano loro cibo per alcuni giorni. Non hanno contenuto la gioia i loro familiari questa mattina all'aeroporto militare di Ciampino. I due tecnici italiani sono giunti allo scalo romano alle ore 5, dopo essere partiti verso le 3:30 dall'aeroporto di Mitiga a Tripoli, a bordo di un'aereo speciale. Ad accoglierli sulla pista il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che si è intrattenuto alcuni istanti con loro e li ha abbracciati, ed il generale Giuseppe Governale comandante dei Ros. Sono molti ancora i punti oscuri di tutta la vicenda, a partire dall'identità dei rapitori, dalle modalità della liberazione, fino alla morte dei loro colleghi Failla e Piano. Non è ancora chiaro quando rientreranno in Italia le loro salme, al momento ancora in Libia, presumibilmente a Sabrata.

VA

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