Rinascita di Notre-Dame, simbolo di speranza
Il 15 aprile del 2019 un grido risuona nella notte di Parigi rischiarata dalle fiamme: “Notre Dame brucia!” Il mondo si ferma, quasi ipnotizzato dalle lingue di fuoco che divorano il gioiello dell'architettura gotica, tempio della cristianità e patrimonio dell'umanità. Sembra ieri, come capita per gli eventi di tale impatto da cristallizzarsi nella memoria. Eppure, sono già trascorsi cinque anni. E in quei cinque anni il mondo è cambiato. Quel giorno abbiamo osservato, sgomenti, ciò che rischiavamo di perdere per sempre.
C'è chi ricorda, commosso, le preghiere spontanee in strada; qualcuno ha scritto che con Notre-Dame bruciava una parte di noi. Lo scheletro in fiamme e il crollo della guglia a ricordarci la fragilità delle cose terrene: poche ore per distruggere ciò che aveva richiesto 182 anni per essere costruito.
Un simbolo, punto di partenza di tutte le strade della Francia, divenuta durante la Rivoluzione francese "Notre-Dame de la Raison”, e tornata al suo carattere sacro sotto la spinta dell'imperatore Napoleone I, che qui, nel 1804, celebrò la sua incoronazione. Cultura, storia, fede e mistero vivono nelle pietre, nel legno e nel piombo, sotto gli "archi rampanti" e i gargoyle, dietro le vetrate colorate e nei rosoni. Ancora incerte le cause del rogo.
Scartata l’ipotesi dolosa, si pensa ad un cortocircuito o a una sigaretta spenta male. Lo slancio di solidarietà è globale: 800 milioni di donazioni per ricostruire. Notre Dame il 15 aprile del 2019 non è morta. Come la Fenice è rinata dalle sue ceneri. Ed oggi è un simbolo di unione e speranza.
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