Rivoluzione nelle università italiane: via libera del Senato alla riforma Gelmini
Una riforma “epocale”, per il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, “che permette all’Italia di tornare a sperare”. Tra i punti chiave del ddl sull’università, passato al Senato, spicca il limite massimo di 8 anni al mandato dei rettori, per cui è prevista anche la “sfiducia” da parte del Senato accademico in caso di cattiva gestione dell’ateneo. Decisa sforbiciata poi al numero delle facoltà, 12 al massimo, e la possibilità di federare università vicine per abbattere i costi. Il provvedimento introduce inoltre l’abilitazione nazionale per il reclutamento di docenti ordinari e associati e fissa l’età pensionabile rispettivamente a 70 anni per i primi e 68 per i secondi. Stop ai ricercatori a vita: se meritevoli, dopo anni “di gavetta” con contratti a tempo determinato, potranno essere stabilizzati come associati. E a proposito di meritocrazia, la riforma Gelmini avrà un occhio di riguardo per gli atenei cosiddetti virtuosi sia in termini didattici che di regolarità dei conti, destinando loro maggiori risorse. Di contro, quelli in dissesto finanziario rischieranno il commissariamento. Le università che hanno conseguito stabilità e sostenibilità di bilanci potranno anche sperimentare, d’intesa con il Ministero, una governance flessibile, con propri modelli organizzativi. Sarà costituito infine un fondo nazionale per il merito, per erogare borse di studio e gestire, con tassi bassissimi, i prestiti d’onore.
Silvia Pelliccioni
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