Il segretario alla cultura partecipa ai lavori della 37 esima assemblea Unesco, a Roma. Nel suo intervento ha parlato di dialogo interculturale, come presupposto irrinunciabile per ogni futura evoluzione dell’umanità. Le politiche educative e culturali degli Stati - ha detto Morganti - devono porsi l’obiettivo condiviso di formare cittadini consapevoli e responsabili nei confronti di sé, dell’ambiente e della comunità intesa anche come pianeta. Per questo vanno costruite nuove competenze di base, per Morganti, investendo nella formazione. la speranza del responsabile alla cultura è formare cittadini allo stesso tempo ancorati alla propria terra e cittadini del mondo.
IL DISCORSO INTEGRALE
Signor Presidente,
Signora Direttrice Generale,
Signore e Signori Delegati,
Di fronte a questa Assemblea sono emozionato nel pensare che i più grandi filosofi del mondo hanno ispirato l’Atto Costitutivo dell’UNESCO, assegnando a questa organizzazione un ruolo cruciale nel perseguimento di percorsi di pace e di dialogo fra gli Stati basati su ciò che l’umanità da sempre condivide: memoria e cultura.
Siamo consapevoli delle sfide che anche l’UNESCO deve necessariamente affrontare nel breve e nel lungo termine, per far fronte ad un mondo la cui crescente complessità, i rapidi cambiamenti e le profonde incertezze impongono alle società il ripensamento dei propri paradigmi culturali.
In un tempo in cui gli individui sono sempre più diversificati, in cui la multiculturalità è nei fatti prima ancora che nei progetti, in cui le esperienze “nella rete” aumentano la varietà delle aspettative individuali e fanno crescere nuove forme di microculture, s’impone come imprescindibile una educazione alle sempre più tangibili interdipendenze culturali e materiali del nostro pianeta. Il dialogo fra le culture non è infatti solo una necessità etica oggi, ma un presupposto irrinunciabile per ogni futura evoluzione dell’umanità. Per una elaborazione efficace di questa prospettiva culturale si pone come quanto mai urgente acquisire a livello collettivo una doppia consapevolezza: la consapevolezza dell’irriducibile molteplicità delle identità individuali e, nel contempo, la consapevolezza della sostanziale unità evolutiva della specie umana.
Le politiche educative e culturali degli Stati devono porsi l’obiettivo condiviso di formare cittadini consapevoli e responsabili nei confronti di sé, dell’ambiente e della comunità intesa non solo come società di appartenenza, ma anche come pianeta. L’aspirazione deve essere quella di creare comunità di apprendimento di cittadine e cittadini che mettano a punto modelli differenti di cittadinanza facendosi attori protagonisti dello sviluppo sostenibile (“durable” in francese) e mediatori di pace.
Per realizzare un concreto cambiamento verso una società più sostenibile e partecipata occorre allora costruire nuove competenze di base per tutti i cittadini, investire in risorse umane, nel loro empowerment, nella costruzione di resilienza, in innovazione didattica, e, soprattutto occorre favorire al massimo l’accesso all’educazione e alla formazione per tutti. L’obiettivo è la costruzione partecipata di una cittadinanza attiva e critica, che sappia dialogare e integrare dialetticamente e problematicamente la diversità con l’universalità, la continuità con il cambiamento, il locale con il globale.
Il desiderio è quello che uomini e donne insieme possano essere allo stesso tempo ancorati alla propria terra e cittadini del mondo, capaci d’intrecciare ancora in forme originali e imprevedibili il locale con il globale, di legare concentricamente le differenti patrie, così come suggerisce di fare Edgar Morin: “Sviluppare le nostre identità nel contempo concentriche e plurali: quella della nostra etnia, quella della nostra patria, quella della nostra civiltà, quella infine di cittadini terrestri.”
In questo senso, siamo particolarmente grati al ruolo svolto dalla Direttrice Generale, Irina Bokova, per un nuovo umanesimo e per una riforma dell’Unesco che sta già portando risultati importanti. Le politiche promosse dall’UNESCO sono in questo senso in assoluta sintonia con l’aspirazione di costruire identità collettive di nazioni al cui interno le culture imparano le une dalle altre. La reciproca comunicazione e comprensione interculturale è continuamente evocata anche nella strategia a medio termine e alcuni degli obiettivi strategici in essa individuati stanno anche al cuore di una importante riforma culturale che il Paese, che ho qui l’onore di rappresentare, sta intraprendendo: mi riferisco, in particolare, alla promozione della creatività e della diversità delle espressioni culturali e a al favorire le condizioni perché le cittadine e i cittadini di ogni Paese possano sentirsi cittadini del mondo creativi e responsabili.
Per tutte queste ragioni San Marino continuerà a sostenere l’Unesco nei suoi programmi prioritari seguendone gli orientamenti e impegnandosi a contribuire con le proprie forze al loro raggiungimento.
IL DISCORSO INTEGRALE
Signor Presidente,
Signora Direttrice Generale,
Signore e Signori Delegati,
Di fronte a questa Assemblea sono emozionato nel pensare che i più grandi filosofi del mondo hanno ispirato l’Atto Costitutivo dell’UNESCO, assegnando a questa organizzazione un ruolo cruciale nel perseguimento di percorsi di pace e di dialogo fra gli Stati basati su ciò che l’umanità da sempre condivide: memoria e cultura.
Siamo consapevoli delle sfide che anche l’UNESCO deve necessariamente affrontare nel breve e nel lungo termine, per far fronte ad un mondo la cui crescente complessità, i rapidi cambiamenti e le profonde incertezze impongono alle società il ripensamento dei propri paradigmi culturali.
In un tempo in cui gli individui sono sempre più diversificati, in cui la multiculturalità è nei fatti prima ancora che nei progetti, in cui le esperienze “nella rete” aumentano la varietà delle aspettative individuali e fanno crescere nuove forme di microculture, s’impone come imprescindibile una educazione alle sempre più tangibili interdipendenze culturali e materiali del nostro pianeta. Il dialogo fra le culture non è infatti solo una necessità etica oggi, ma un presupposto irrinunciabile per ogni futura evoluzione dell’umanità. Per una elaborazione efficace di questa prospettiva culturale si pone come quanto mai urgente acquisire a livello collettivo una doppia consapevolezza: la consapevolezza dell’irriducibile molteplicità delle identità individuali e, nel contempo, la consapevolezza della sostanziale unità evolutiva della specie umana.
Le politiche educative e culturali degli Stati devono porsi l’obiettivo condiviso di formare cittadini consapevoli e responsabili nei confronti di sé, dell’ambiente e della comunità intesa non solo come società di appartenenza, ma anche come pianeta. L’aspirazione deve essere quella di creare comunità di apprendimento di cittadine e cittadini che mettano a punto modelli differenti di cittadinanza facendosi attori protagonisti dello sviluppo sostenibile (“durable” in francese) e mediatori di pace.
Per realizzare un concreto cambiamento verso una società più sostenibile e partecipata occorre allora costruire nuove competenze di base per tutti i cittadini, investire in risorse umane, nel loro empowerment, nella costruzione di resilienza, in innovazione didattica, e, soprattutto occorre favorire al massimo l’accesso all’educazione e alla formazione per tutti. L’obiettivo è la costruzione partecipata di una cittadinanza attiva e critica, che sappia dialogare e integrare dialetticamente e problematicamente la diversità con l’universalità, la continuità con il cambiamento, il locale con il globale.
Il desiderio è quello che uomini e donne insieme possano essere allo stesso tempo ancorati alla propria terra e cittadini del mondo, capaci d’intrecciare ancora in forme originali e imprevedibili il locale con il globale, di legare concentricamente le differenti patrie, così come suggerisce di fare Edgar Morin: “Sviluppare le nostre identità nel contempo concentriche e plurali: quella della nostra etnia, quella della nostra patria, quella della nostra civiltà, quella infine di cittadini terrestri.”
In questo senso, siamo particolarmente grati al ruolo svolto dalla Direttrice Generale, Irina Bokova, per un nuovo umanesimo e per una riforma dell’Unesco che sta già portando risultati importanti. Le politiche promosse dall’UNESCO sono in questo senso in assoluta sintonia con l’aspirazione di costruire identità collettive di nazioni al cui interno le culture imparano le une dalle altre. La reciproca comunicazione e comprensione interculturale è continuamente evocata anche nella strategia a medio termine e alcuni degli obiettivi strategici in essa individuati stanno anche al cuore di una importante riforma culturale che il Paese, che ho qui l’onore di rappresentare, sta intraprendendo: mi riferisco, in particolare, alla promozione della creatività e della diversità delle espressioni culturali e a al favorire le condizioni perché le cittadine e i cittadini di ogni Paese possano sentirsi cittadini del mondo creativi e responsabili.
Per tutte queste ragioni San Marino continuerà a sostenere l’Unesco nei suoi programmi prioritari seguendone gli orientamenti e impegnandosi a contribuire con le proprie forze al loro raggiungimento.
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