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Salute: il 5G fa realmente male? Ecco cosa dicono i ricercatori

Nel servizio il punto sull'avanzamento di questa nuova tecnologia sul Titano

L'obiettivo è avere trasmissioni ultraveloci per i telefoni e non solo. Perché la tecnologia di quinta generazione sarà applicata anche all'“Internet delle cose”: beni di uso comune interconnessi, dal microonde fino ai semafori. Anche a San Marino si sta lavorando per introdurre il 5G che, al momento, non è ancora utilizzato su larga scala. I nostri smartphone, infatti, sfruttano ancora lo standard 4G. Quale sarà la copertura di quinta generazione sul Titano?

La rete pubblica che lo Stato sta sviluppando con Zte prevede, al momento, due siti per trasmettere in 5G che, probabilmente, aumenteranno quando diventerà 'commerciale'. L'idea è di installarli in zone con alta densità di attività economiche. Poi c'è Tim San Marino che, a fine 2018, aveva annunciato di aver coperto quasi tutto il territorio sammarinese tramite otto siti cosiddetti “macro” da integrare, in un secondo momento, con le “small cells”, cioè piccole celle per migliorare la copertura in determinate zone. La rete Tim sarebbe quindi pronta per l'uso, in base alle informazioni disponibili.

Uno degli aspetti più dibattuti dai cittadini dentro e fuori San Marino, se parliamo di 5G, è la salute. Il futuro standard di trasmissione, che come i precedenti usa segnali elettromagnetici, fa male oppure no? In Italia il Codacons ha espresso forti perplessità in proposito. "Il principio di precauzione - dice il presidente Carlo Rienzi - impone che non si mettano in circolazione nuove tecnologie se, prima, non hanno dimostrato di non aver portato alcun danno. Non possiamo fare da cavie a queste nuove tecnologie".

Ma cosa dice la scienza in merito a possibili pericoli del 5G per la salute? In un documento consultabile sul sito dell'Istituto superiore di sanità italiano si legge che “i dati disponibili non fanno ipotizzare particolari problemi per la salute della popolazione”, ma è consigliabile comunque monitorare i livelli di esposizione e proseguire con le ricerche sui possibili effetti a lungo termine. Tra le altre cose, viene spiegato che “la temuta proliferazione di antenne non dovrebbe comportare aumenti generalizzati delle esposizioni”, in quanto le ridotte dimensioni delle piccole celle avranno “potenze di emissione più basse” delle macrocelle.

“A San Marino – rassicura il segretario di Stato alle Telecomunicazioni, Andrea Zafferani – abbiamo i limiti di emissione più bassi d'Europa. È una garanzia massima per tutti”. Zafferani prevede anche di montare dei dispositivi di monitoraggio vicini ai trasmettitori per poter conoscere, in tempo reale, la potenza del segnale emesso.

Nel servizio, l'intervista a Carlo Rienzi, presidente del Codacons

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