Nel pomeriggio di ieri, Roberto Ciavatta, in Consiglio, ha dato lettura di un riferimento sulla pandemia della segreteria alla Sanità e dell'Iss. Oltre ai dati sui contagi degli ultimi mesi, ha spiegato le ragioni che hanno portato all'eliminazione del certificato anticorpale dai documenti utili ai fini dell’accesso a taluni servizi e attività. Richiesta, è stato sottolineato, pervenuta e reiterata da parte degli organismi preposti dell'Istituto sicurezza sociale.
“Non è stato identificato e validato un titolo anticorpale – ha riferito il segretario - che possa essere considerato protettivo, al di sopra del quale quindi il rischio di infezione sia da considerarsi trascurabile, ma anzi le evidenze confermano che è il tempo trascorso dalla vaccinazione, o dalla avvenuta guarigione, a mutare consistentemente le difese dal contagio a prescindere dal valore del titolo anticorpale”.
Inoltre “gli anticorpi protettivi sono considerati gli anticorpi neutralizzanti e i test sierologici attualmente disponibili non testano specificatamente questi anticorpi”. La loro individuazione – ha proseguito Ciavatta - “richiede strumentazioni e dinamiche di ricerca complesse e lunghe, che solo una manciata di laboratori in Italia sarebbero in condizione di effettuare”. Inoltre, anche da indicazioni dell’OMS, l’esecuzione di test sierologici volti ad individuare la risposta anticorpale nei confronti del virus “non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale”.