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San Marino: protesta degli insegnanti, la scuola è un investimento per il futuro

6 feb 2014
San Marino: protesta degli insegnanti, la scuola è un investimento per il futuroSan Marino: protesta degli insegnanti, la scuola è un investimento per il futuro
San Marino: protesta degli insegnanti, la scuola è un investimento per il futuro - Aumentano le difficoltà, diminuiscono le risorse, saltano le sezioni e vengono accorpati i sostegni...
Una lettera sottoscritta da 76 insegnanti delle medie per un richiamo accorato al valore della scuola.

Aumentano le difficoltà, diminuiscono le risorse, saltano le sezioni e vengono accorpati i sostegni senza considerare i bisogni del singolo studente. I 76 insegnanti che firmano la lettera descrivono una situazione di lavoro quotidiano in cui diritti e privilegi si confondono ed il livellamento avviene verso il basso. Si sentono parte di un corpo 'docente' dove i precari fino alla mezza età presentano una soluzione a basso costo rispetto a colleghi più anziani. Una lettera che arriva con sufficiente anticipo rispetto a marzo 2014, mese in cui secondo la legge di bilancio il Segretario all'Istruzione dovrà presentare una riforma complessiva del sistema scolastico in cui 'l'unico obiettivo- si legge- già fissato per legge è la riduzione dei costi'. In attesa di un coinvolgimento promesso rimasto ancora sospeso gli insegnanti insistono sulla differenza che corre tra spesa ed investimento quando si parla di scuola pubblica. E citano l'esempio italiano, “dove il declino della scuola pubblica ha coinciso con le riforme dei tagli”.

Sara Bucci

Il testo integrale della lettera scritta dagli insegnanti
Come insegnanti- e come cittadini- siamo fortemente preoccupati per ciò che sta avvenendo nella scuola.
Non vogliamo essere retorici nel ricordare che scuola e sanità sono i beni pubblici per eccellenza, rivolti alla totalità della popolazione, e che considerarli come meri centri di costo sia il danno peggiore che si possa fare alla collettività.
Lavoriamo nella scuola media e qui - ogni anno - aumentano le difficoltà e diminuiscono le risorse a disposizione. Stiamo parlando di sezioni che saltano, di sostegni “accorpati” senza considerare i bisogni del singolo studente, di minori contributi per le uscite di studio e per tutte quelle attività – corsi elettivi, laboratori, biblioteca…- che migliorano l’offerta didattica, di sostituzioni che faticano ad arrivare. A ciò si aggiunge una cronica difficoltà organizzativa legata all’incertezza delle figure dirigenziali e – soprattutto- una odiosa segmentazione del corpo docente che rende i “giovani” precari fino alla mezza età e soluzione a basso costo rispetto ai colleghi più anziani. Ci chiediamo quale sia la connessione logica tra la recentemente istituzione di un nuovo impegnativo corso di abilitazione per insegnanti mentre contemporaneamente si tagliano le classi e diminuisce il lavoro anche per chi è in servizio.
Riteniamo profondamente ingiusta la penalizzazione salariale dei precari e crediamo sia stata fatta non tanto per recuperare qualche soldo, ma per dire a tutti gli altri che “non si lamentino troppo perché sarebbe potuta andare anche peggio”. Già, ma quanto recuperato con il taglio – complessivo- agli stipendi pubblici è una gocciolina se paragonato, ad esempio, alla spesa che lo Stato ha avuto negli ultimi anni per sostenere il sistema bancario-finanziario privato, si parla di centinaia di milioni di euro.
Nella legge di bilancio è scritto che entro marzo 2014 il Segretario alla Pubblica Istruzione dovrà presentare una riforma complessiva del sistema scolastico in cui l’unico obiettivo già fissato per legge è la riduzione dei costi. Noi insegnanti non conosciamo le linee di questa riforma, il coinvolgimento che ci era stato promesso non è ancora avvenuto. Non vogliamo rassegnarci all’arrivo delle classi sovraffollate in una fascia d’età in cui è frequente il disagio, e neppure agli alunni più in difficoltà lasciati senza aiuto specifico, né vogliamo rassegnarci alla progressiva riduzione dello stipendio, specialmente in assenza di un criterio complessivo di equità e di progettualità per il futuro. Il declino della scuola pubblica è ben visibile in Italia, in cui “riforma” è stato per troppe legislature solo sinonimo di “tagli”, e non crediamo dovremmo seguirne l’esempio.
Sono impopolari queste riflessioni? Sono tempi tristi, in cui si confondono diritti e privilegi ed il livellamento avviene verso il basso, ma riteniamo che ancora la popolazione abbia a cuore la scuola pubblica e capisca che le risorse che lì arrivano non sono “spesa”, ma investimento per il futuro.

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